Se non ne avessimo per noi e per gli altri non potremmo vivere. La scienza sostiene che è regolata da un ormone: l’ossitocina e
recenti studi provano che chi ha gli occhi azzurri in un volto allungato non la ispira, a differenza di chi ha occhi marroni e viso arrotondato, sembra che il tutto però sia associato ai paffuti volti dei bambini. È il contrario di diffidenza, sospetto, circospezione. La Treccani la definisce “Atteggiamento, verso altri o verso sé stessi, che risulta da una valutazione positiva di fatti, circostanze, relazioni, per cui si confida nelle altrui o proprie possibilità, e che generalmente produce un sentimento di sicurezza e tranquillità”. Parliamo di fiducia a cui è dedicato il #cosechesidicono di questa settimana.
“Io mi fido di te”, detto a uno sconosciuto, suscita un dolce stupore, una sana meraviglia. Fidarsi di qualcuno significa rischiare, esplorare una strada non percorsa, prendersi delle responsabilità nel presente e scoprire l’esito soltanto nel futuro. Fidarsi di qualcuno significa esporsi ma soprattutto creare relazioni e non rinunciare a una esperienza.
La società contemporanea pecca di individualismo e nel clima di paura e insicurezza che dilaga è sempre più difficile e raro potersi fidare e affidare con serenità.
Ispirare fiducia a prima vista secondo alcuni psicologi è soprattutto legato a una sicurezza interiore che si esterna con il portamento, con lo sguardo diretto negli occhi, con il modo calmo di parlare, che porta a rivolgersi agli altri in modo autentico, aperto. Come sosteneva Goethe “Se avete fiducia in voi stessi, ispirate fiducia agli altri “. Molto di tutto questo è condizionato dalla nostra esperienza passata che se negativa spesso ci fa erigere dei muri e ci impedisce di concederci nuovamente il lusso della fiducia.
Eppure non ne possiamo fare a meno e crescono anche in Italia le esperienze che della fiducia fanno il cardino della relazione. Il sito piaceremilano.it ne è un esempio. Un progetto di “turismo collaborativo” collegato a Expò con il quale circa 600 milanesi si sono resi disponibili a invitare a
cena un turista (sconosciuto) e fargli conoscere la città. E’ interessante anche l’esperienza raccontata dal giovane fotografo Gabriele Galimberti che ha viaggiato per 24 mesi in giro per il mondo dormendo in case di sconosciuti utilizzando il portale couchsurfing.com. Il suo consiglio è di essere educati e il trucco per vincere la diffidenza è preparare una bella cenetta italiana.
Come si può non avere fiducia di chi si mette ai fornelli e solo per te prepara magari uno spaghetto alla marinara o una parmigiana, e da un sacco magico tira fuori un vino italiano?


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