CON IL PASSARE DEL TEMPO EMERGONO NOTIZIE SEMPRE PIU’ INQUIETANTI SU LAURA TITTA

Laura Titta, storia di droga e punizioni: si potrebbe intitolare così un libro che racconti la storia della bella soldatessa. Carmela Melania Rea forse aveva un’altra “rivale”, un ‘altra soldatessa. Difficile che Laura Titta sia passata inosservata agli istruttori del 235° Reggimento Piceno. Una vera dura secondo gli inquirenti che ne hanno ottenuto l’arresto nell’ambito di una operazione anticamorra. Laura Titta è coinvolta con gli ambienti camorristici del clan dei casalesi, un gruppo che ha il monopolio del traffico della droga in Italia. Laura Titta era stata ammessa al corso di addestramento alla Caserma Clementi di Ascoli Piceno nel 2009, quando istruttore era Salvatore Parolisi, il vedovo di Melania Rea. La soldatessa venticinquenne napoletana, trapiantata poi a Parete, in provincia di Caserta, poco prima di arruolarsi, quando già la sua domanda era stata accettata, era stata la fidanzata di un camorrista (poi pentito) del gruppo stragista di Giuseppe Setola. Faceva la vivandiera e l’autista per il clan ed utilizzava i suoi amici assassini per regolamenti di conti molto personali: per esempio, far picchiare l’ex fidanzato che l’aveva tradita. L’ex, Giuseppe da Giugliano, fu pestato con uno sfollagente americano, messo a disposizione da un amico che lo aveva acquistato a Miami durante il viaggio di nozze. Laura Titta, che è stata arrestata dai carabinieri nella caserma di Ascoli Piceno, dove era stata riammessa dopo il congedo del 2010 e dove da una decina di giorni era rientrata per seguire il corso di specializzazione, è accusata di favoreggiamento aggravato e ora è detenuta nel carcere militare di Santa Maria Capua Vetere. Con lei, altre dieci persone sono state accomunate nell’ordinanza di custodia cautelare firmata dal gip del Tribunale di Napoli. Giovanni Mola, fidanzato che Laura aveva lasciato dopo il suo pentimento ha raccontato: «Ho saputo da mia mamma che Laura la minacciò, dicendo che avrebbe ucciso me o altri componenti della famiglia se l’avessi accusata». Emilio Di Caterino, un altro camorrista casalese ha aggiunto: «Quando ero latitante i vestiti venivano lavati e stirati direttamente da Maisto Francesca e da Titta Laura». Gelosa e attaccabrighe, Laura Titta aveva imposto a Mola di tatuarsi sulla coscia il suo nome e cognome per intero. Così a uno che lo aveva incontrato poco dopo la strage mancata dei nigeriani (il 18 agosto del 2008) e tre settimane prima del massacro nella sartoria, Mola aveva detto ridendo: «Adesso mi devo scrivere terrorista qui dietro!».

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