A TE CHE SOFFRI E CHE NON CONOSCI IL SIGNIFICATO DI FESTA

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Di Emanuele Trementozzi

Un altro anno sta per lasciarci e il pensiero ricorrente si trasferisce su cenoni e botti da far esplodere per salutare l’arrivo del 2011. Ma c’è chi questo capodanno lo vivrà, o rivivrà, tra le mura gelide di un ospedale in attesa che il suo vero inizio possa affermarsi. Ma non l’inizio di un nuovo anno scandito dal 1° di Gennaio, bensì l’inizio di una nuova vita non più segnata da malattia e sofferenza.

Va il pensiero ad anziani, adulti, giovani ma soprattutto bambini che lottano quotidianamente contro il male; quel male che ci tengo a scrivere in lettera minuscola per non dargli ulteriore importanza ed enfasi. Tra le urla strazianti di chi ha già perso un suo caro, tra la speranza imbottita di preoccupazioni per chi vive le tue stesse sensazioni di ingiustizia e trova la forza di andare avanti lottando dallo sguardo amorevole dei propri cari che non possono non starti vicino. Alla tua età dovresti correre nei prati, maneggiare il videogioco da ultimo grido e fare a gara con i tuoi amici per chi ha comperato il ” botto ” più bello per Capodanno. E invece sei li, in quel solitario letto di ospedale ad aspettare che il tuo destino si compia. A volte per fortuna positivamente, altre in maniera tragica ma dignitosa; perchè la morte ti ha tolto la vita ma non la dignità di chi ha lottato fino in fondo. A te va il pensiero in questo giorno di pre-vigilia. Ai tuoi cari che sperano in un 2011 positivo e risolutivo, ai tuoi amici che vogliono tornare a vederti sorridente e libero dal male.
Allo stesso modo va il pensiero a tutti coloro che stanno soffrendo per altre situazioni di vita dolorose e nefaste.
Va il pensiero ai tanti militari impegnati in missioni all’estero per difendere un territorio che non è il loro e per portare in alto il nome dell’amata Patria. Peccato che molti di quelli che vi governano e vi ci mandano non meritano l’onore di essere rappresentati da Voi. La guerra è sbagliata e crudele, ma la responsabilità è di chi la vuole non di chi, costretto, la fa.

Va il pensiero a tutti coloro che hanno perso il lavoro e adesso la loro unica preoccupazione è salvare il tetto sulla loro testa dalle grinfie infami delle banche. Quante volte avrete pensato di diventare delinquenti per risolvere i vostri problemi, ma il senso di onestà e dignità vi fa continuare a lottare nella legalità più assoluta. Cari amici, continuare a lottare perchè la coscienza civile si svegli e mostri in faccia ai direttori che siete uomini e non poveri sfigati senza soldi. La vostra dignità e rettitudine non potrà mai portare via nessun Tribunale e nessuna asta all’incanto. Lottate per non arrivarci e vincete la battaglia più grande.

Va il pensiero a coloro che da sempre vivono la loro vita con menomazioni e difficoltà fisiche e psicologiche. Disabili, portatori di handicap: sputate in faccia a chi vi offende, prendete a calci nel culo chi vi discrimina. Mostrate a questi barbari incivili che siete più uomini di loro.

Va il pensiero a tutti coloro che stanno lottando per affermarsi e hanno scelto di non farsi raccomandare da nessuno. Se siete bravi uscirete fuori e quando sarete arrivati date la stessa possibilità che vi è stata concessa in passato. E mandate a zappare la terra i raccomandati incapaci. Lì avrete ottenuto la vostra reale vittoria.

Va il pensiero ai colleghi giornalisti che quotidianamente lottano alla ricerca della verità tra soprusi, precarietà e ricerca della libertà. La libertà di scrivere lontano dagli schemi politici o di pensiero pregresso, lontani da chi vuole imbrigliare le vostre parole al servizio dei potenti

Va il pensiero agli sportivi veri, quelli che si allenano e gareggiano non per ingaggi miliardari ma per soddisfazione e passione. Lo sport vi accompagni nelle rettitudine dei vostri comportamenti e insegni a chi fa della truffa e sopruso uno stile di vita, la retta via da seguire. Perchè lo sport è vita e la vita è sport.

Va il pensiero a tutti coloro che hanno contribuito a rendere questo mondo e questa società migliore: ricercatori, medici, forze dell’ordine e volontari di ogni genere e grado.

Va il pensiero a tutti color che soffrono e sono stati dimenticati. Penso ai terremotati dell’Aquila, a quelli che da anni vivono nelle condizioni più disagiate. A tutti coloro che non avranno possibilità di passare queste feste serenamente e agiatamente.

 

Nella foto la storia di una mamma, Cyndie, e del suo bambino, Derek malato terminale di cancro, sino alla fine, documentata anch’essa. Immagini crude ma bellissime, che testimoniano e rendono merito al coraggio e all’amore sia della mamma che del bambino

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