A 54 ANNI SI E’ TOLTO LA VITA IN CARCERE MAURIZIO FORESI. ERA ACCUSATO DI UXORICIDIO

foresiSi è impiccato in cella all’età di 54, Maurizio Foresi, detenuto in carcere a Montacuto per l’omicidio della moglie. L’uomo ha assicurato il cappio al termosifone e tutti i soccorsi si sono rivelati inutili. L’autotrasportatore che abitava a Civitanova Alta, era accusato di aver tolto la vita  alla moglie Grazyna Tarkowska, operatrice socio-sanitaria polacca di 44 anni, davanti alla loro figlia diciannovenne. Un’omicidio ancora vivo nella mente dei quanti consocevano i due coniugi.  Grazyna, era molto benvoluta per il suo lavoro nel reparto psichiatrico dell’ospedale di Civitanova, e già prima dell’omicidio aveva subito un’aggressione da parte del marito che però non aveva denunciato. Le avevano messo dei punti per una ferita alla testa: “mi sono fatta male da sola, in casa” aveva sostenuto lei. Una bugia che non è bastata a salvarle la vita. ”Sono sconvolta, l’avevo visto 15 giorni fa, era depresso certo, ma non mi aspettavo un epilogo come questo”, afferma l’avvocato Maria Gioia Squadroni ha appreso da poco del suicidio di Maurizio Foresi, e deve ancora mettersi in contatto con la direzione del carcere. Foresi era indagato per omicidio volontario aggravato, e a metà luglio avrebbe dovuto essere depositata la perizia psichiatrica disposta dal gip in incidente probatorio. ”Una consulenza cui stavano lavorando quattro periti, due nominati dal gip, uno dal pm e uno indicato dalla difesa”, spiega il legale. Il detenuto era rinchiuso in una cella della sezione ‘filtro’, insieme ad altri tre compagni. Ieri notte, ha reso noto il Dipartimento regionale dell’amministrazione penitenziaria, si e’ impiccato alle inferriate della cella del bagno: il corpo senza vita e’ stato ritrovato stamattina. Il sostituto procuratore di Ancona Andrea Laurino disporra’ l’autopsia sul cadavere, mentre un’inchiesta interna e’ stata gia’ aperta dal Dap. Affetto da tempo da patologie psichiatriche, anche in carcere Foresi era seguito dal Servizio psichiatrico dell’Asur. Ma ne’ le cure ne’ la sorveglianza particolare cui era sottoposto dalla Polizia Penitenziaria sono servite a scongiurare il suo gesto estremo. Da quanto si sa, da gennaio l’uomo non aveva piu’ incontrato la figlia Milena, rimasta a lungo in stato di choc per la morte della madre, e ora seguita da alcuni parenti. I disagi psichici di Foresi si erano aggravati dopo che il fratello Maurizio, dipendente comunale, era morto per una malattia; ad acuirli anche il calo di commesse legato alla crisi economica. Con la moglie Grazyna, per tutti ‘Grazia’, i litigi erano all’ordine del giorno, anche per questioni di denaro. Il 14 gennaio mattina, dopo l’ennesima lite, Foresi aveva impugnato un revolver Smith and Wesson, regolarmente detenuto, e aveva ripetutamente fatto fuoco contro la compagna. Raggiunta da piu’ proiettili al torace, la donna si era accasciata a terra, mentre la figlia correva a chiedere aiuto. L’omicida si era barricato in casa, una villetta bifamiliare in via della Repubblica a Civitanova, e solo dopo una lunga trattativa si era arreso ai carabinieri, consegnando il revolver. “Nelle carceri italiani – è il commento del segretario regionale del Sappe, Aldo Di Giacomo, che sta portando avanti da una ventina di giorni uno sciopero della fame per richiamare l’attenzione del mondo politico sulle condizioni di vita negli istituti di pena italiani – si continua a morire come se fosse una cosa normale”.

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