1992-2011: IL 23 MAGGIO NEL NOME DI GIOVANNI FALCONE

54545-giovanni-falconeCi sarebbero tanti modi per parlare di Giovanni Falcone barbaramente ucciso dalla mafia il 23 maggio 1992 mentre insieme alla moglie e alla scorta saltò in aria sull’autostrada per Palermo in quella che è rimasta alla storia come la strage di Capaci. Quel giorno morirono: la moglie, Francesca Morvillo e tre agenti della sua scorta: Vito Schifani, Antonio Montinaro e Rocco Dicillo, “colpevoli” come lui di essere stati servitori dello Stato e di aver combattuto contro la criminalità organizzata. Ricordalo senza però scadere nella facile retorica è cosa assai difficile. Allora abbiamo deciso di farlo riproponendo le frasi che Falcone ebbe modo di pronunciare e che meglio descrivono il suo essere uomo di legge e servitore dello Stato:

Chi tace e chi piega la testa muore ogni volta che lo fa, chi parla e chi cammina a testa alta muore una volta sola.

La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine.

Ci troviamo di fronte a menti raffinatissime che tentano di orientare certe azioni della mafia.

Esistono forse punti di collegamento tra i vertici di Cosa nostra e centri occulti di potere che hanno altri interessi. Ho l’impressione che sia questo lo scenario più attendibile se si vogliono capire davvero le ragioni che hanno spinto qualcuno ad assassinarmi.

A questa città vorrei dire: gli uomini passano, le idee restano, restano le loro tensioni morali,continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini.

L’importante non è stabilire se uno ha paura o meno, è saper convivere con la propria paura e non farsi condizionare dalla stessa. Ecco, il coraggio è questo, altrimenti non è più coraggio ma incoscienza.

Temo che la magistratura torni alla vecchia routine: i mafiosi che fanno il loro mestiere da un lato, i magistrati che fanno più o meno bene il loro dall’altro, e alla resa dei conti, palpabile,l’inefficienza dello Stato.

Oggi si ricorda Giovanni Falcone. La cosa più triste è che tra chi lo ricorda, descrivendolo come “un uomo giusto” c’è anche chi allora benché rappresentasse le Istituzioni, lo lasciò solo nella lotta alla mafia.

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