UNA DANZA CHE APPASSIONA E FA RIFLETTERE CON HILLEL KOGAN

image130Quanta attualità nel primo incontro della danza proposto dalla maratona. Il “multitalentuoso” performer Hillel Kogan, coniuga ironia, solida, costruttiva, umorismo e profondità di sentire, in un pezzo dove la danza è tessuta con le parole e entrambi si interfacciano con il pubblico. I temi dolorosi della convivenza tra mondo arabo e israeliano, sono tutti presenti: la difficoltà di condividere uno spazio geografico che però è anche difficoltà a riconoscere similitudini culturali. Il coreografo e il danzatore arabo Adi Boutrus si incontrano per costruire un percorso che gira intorno alla possibilità di collaborare, di aiutarsi, sostenersi tra uomini che hanno tanto in comune, seppur nelle differenze religiose. Il dramma di Gaza non esisterebbe se il cuore del lavoro presentato ieri: l’assoluta similitudine tra gli uomini uniti dalla “buona volonta’”, fosse presente a tanta parte dei governanti che sono ai vertici dei due popoli. Ma tutto è stato assolutamente godibile, a tratti divertente, con un momento molto intenso di condivisione di cibo tra pubblico e danzatori: un archetipo dello stare insieme, una comunione laica che, per un attimo, ha tangibilmente unito platea e danzatori.
Atmosfera totalmente diversa al Rossini, con la proposta del Provincial Dances Theatre, con dieci bravissimi ballerini che portano in scena la lotta eterna dell’umanità che cerca l’amore, che si spacca tra desideri e sentimenti. Ma il clima che propongono i coreografi è molto angosciante, gli incontri simboleggiati sono brevi, quasi dolorosi, per poi ritornare a una solitudine, quella sì,condizione ultima dell’umanità. Ho apprezzato molto l’uso delle luci (Yaron Abulafia): sapientissimo, quasi pittoricamente capace di disegnare non solo spazi, ma sentimenti.
All’Annibal Caro Giulio D’Anna, in prima assoluta, presenta R-Esistere un dance – concert che, con un linguaggio assolutamente teatrale, vuole dare voce al desiderio umanissimo di difendere i valori quando essi siano in pericolo. Giulio D’Anna, marchigiano, che ha costruito il suo percorso all’estero, pensa la protesta, come un momento vitale e imprescindibile dell’essere uomini e donne consapevoli, protagonisti della storia e della società. La protesta è positiva se incanala energie che indirizzano verso l’impegno e la condivisione dei problemi. Concordo con l’idea che protestare sia propedeutico al cambiamento e dunque, effettivamente, parte del processo evolutivo che innesca variazione positive
Grande danza, grandi momenti di riflessione e protagonisti di qualita’: non solo danzatori e coreografi, ma un pubblico con il quale si può sperimentare e condividere.

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