Quando il 17 luglio 2008 uccise a coltellate l’ex moglie Francesca Lorenzetti a Senigallia, il fisioterapista Renzo Mandolini “non mostrava alterazioni psichiche tali da configurare un vizio di mente né totale né parziale”. E’ la conclusione del dott. Rolando Paterniti, il perito incaricato dalla Corte d’Assise di Perugia di valutare la capacità d’intendere e di volere dell’imputato, dopo il rinvio degli atti da parte della Corte di Cassazione. Mandolini, difeso dagli avvocati Mario Scaloni e Marco Pacchiarotti, era stato condannato a 30 anni di carcere per omicidio volontario, aggravato e premeditato. Il movente era stato ricondotto all’ossessione nei confronti dell’ex moglie, dall’astio che questi provava per la donna, che dopo la separazione si era rifatta una vita con un nuovo compagno e aveva un bellissimo rapporto con i tre figli. La difesa aveva sostenuto l’assenza di premeditazione e chiesto l’applicazione delle attenuanti generiche. La sentenza era stata confermata dalla Corte d’assise d’appello di Ancona prima che, su istanza di difensori, la Cassazione rinviasse gli atti a Perugia perché riesaminasse il caso. I legali avevano chiesto una nuova perizia sulla base della consulenza del prof. Vittorio Volterra che riteneva grandemente scemata la capacità di intendere e volere di Mandolini. Diverso è stato però l’orientamento del perito, secondo cui l’imputato, al momento del fatto, “pur presentando una psicopatologia ascrivibile ad un disturbo depressivo, tuttavia non mostrava alterazioni psichiche tali da configurare un vizio di mente, né totale né parziale”.”L’omicidio – secondo il dott. Paterniti – è avvenuto all’interno di una fitta rete di emozioni come rabbia, disperazione, frustrazione, gelosia, invidia, che si sono mischiate con uno scarso controllo degli impulsi e hanno creato l’innesco per il gesto aggressivo”. “Pur comprendendo lo stato d’animo nel quale si è trovato Mandolini – aggiunge il perito – non è possibile far derivare il suo comportamento aggressivo da una specifica infermità mentale così come richiede il codice penale quando parla di vizio di mente”. I figli della coppia e il compagno della vittima sono assistiti come parti civili dagli avvocati Marina Magistrelli e Manola Micci.