TUTTOINGIOCO, ESTATE DI TRASTULLI CON IL FESTOSO ESODO DEL PDL

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E’ Tuttoingioco lo slogan che dà il senso dell’estate politica civitanovese. Estate di trastulli, con il festoso esodo sulla città alta della classe dirigente del Pdl, presenzialista degli eventi del festival letterario dei cui costi (1,2 milioni di euro) Daniele Maria Angelini ha chiesto inutilmente conto.
E se, sul colle, di Tuttoingioco si viveva, giù in basso, nel teatro di Palazzo Sforza, con altri giochi s’è baloccata la politica, scanditi dalla giostra delle poltrone e dalla smaniosa conquista di potere.
Tuttoingioco dunque, in un questuante corteo di aspiranti presidenti e assessori che nel centro destra per mesi hanno dato vita al festival dell’accaparramento degli incarichi pagati con i soldi dei cittadini, in un rozzo crescendo di interessi e appetiti partitici sfociati negli insulti tra alleati e nelle accuse di tradimento dei delusi. Complice un sindaco prigioniero delle segreterie dei partiti, i vertici del Pdl si sono giocati al tavolo, e spartiti, la presidenza dell’Atac, gli incarichi nel consiglio di amministrazione dell’Atac, le deleghe in giunta, le candidature alle Regionali di primavera. Tutte le nomine sfornate, anche quelle all’apparenza tecniche, sono state decise dai leader dei partiti, preoccupati solo di occupare poltrone in una ossessione di potere che, nel disagio generale di cittadini spettatori, ha imbarazzato perfino alcuni esponenti della coalizione del centro destra, quei pochi che a banchetti e spartizioni hanno provato a opporsi e sono stati sconfitti. Perché ha giocato e vinto il vecchio. Sulle ceneri di una società, l’Atac, trascinata nel deficit finanziario da anni di gestione decisa da quella politica che ancora oggi controlla l’Atac, la città ha assistito al gioco delle tre carte, quello che ha cambiato la facciata delle cose lasciando intatta la sostanza.
Tuttoingioco allora, in primis la credibilità della politica prodotta a Palazzo Sforza, che dall’estate del toto poltrone esce ammaccata, lontana dalla dignità del tessuto sociale e reale della città. E’ così che si è potuto assistere alla spesa di un milione di euro in due mesi per un festival letterario e non trovare un centesimo in bilancio per finanziare la social card o aprire la mensa della Caritas. Fatti, questi, che interrogano tutte le coscienze. Sempre che non siano diventate pure quelle materia da Tuttoingioco.