Nell’assenza della classe politica della destra cittadina è stata celebrata l’inaugurazione della sede della nuova Caritas. Non c’erano gli ex sindaci, né Mobili, né Marinelli, non c’era l’aspirante sindaco che da autocandidato si fa già vedere un po’ ovunque. Non hanno sentito il bisogno di partecipare e condividere insieme alla comunità di concittadini una giornata di grande significato sociale, culturale e religioso che si aspettava da 18 anni e che ha onorato la memoria di don Lino Ramini. Politici maestri di presenzialismo, immancabili, hanno disertato l’appuntamento in cui, anche con il progetto Caritas, la Chiesa chiamava i fedeli all’esercizio della carità e dell’accoglienza. E’ probabile che la deriva populista, intollerante e con venature razziste, che certa destra cavalca abbia creato una frattura anche con il mondo cattolico e laico impegnato nel sociale, nel volontariato e nell’assistenza a chi ha bisogno, agli emarginati e quindi anche agli immigrati. Se si debbono cavalcare i temi della sicurezza e parlare alla pancia delle persone per prendere voti è meglio non farsi vedere dove si parla di misericordia, di carità di accoglienza che riguarda tutti, anche gli “odiati” Rom e i “detestati” mendicanti o i “vu cumprà”. In campo nazionale si era già palesata, in certi leader adusi a gonfiare il petto davanti ai rifugiati, una reazione insofferente al monito di Papa Francesco a praticare misericordia e accoglienza. I rigurgiti di intolleranza straboccano anche a livello locale, a volte ignorati anche da chi non dovrebbe e mal sopportano la portata provocatoria e rivoluzionaria del Vangelo che misura l’essere cristiani non con il Family Day, ma con la capacità di carità e amore nei confronti del prossimo, chiunque esso sia. Questo rappresenta la Casa della Carità inaugurata nel nome di don Lino Ramini. E in molti, tutti gli ex amministratori della destra, se ne sono tenuti alla larga.