SI E’ CHIUSA AL CECCHETTI MARCHE DI SCENA, VETRINA DEL TEATRO MARCHIGIANO

image216Si è viaggiato tra stili e personaggi diversi, storie e memorie lontane a cui si sente comunque di appartenere o intrecci così reali da abbattere la quarta parete.
Marche di scena, una stagione nella stagione, dedicata al teatro marchigiano e promossa dal Comune di Civitanova Assessorato alla Cultura, Teatri di Civitanova, Amat, ha offerto un quadro variegato, seppur non esaustivo, del panorama produttivo regionale.
Sia ben chiaro stiamo parlando di quella proposta che ha difficoltà a emergere perché non propone nomi altisonanti che tanto pubblico in genere richiamano anche solo per curiosità, quella proposta che si produce con pochi fondi e che della spending review è stata antesignana, ma che al Teatro Cecchetti è riuscita a richiamare costantemente un buon numero di spettatori.
Rappresentate 4 provincie su 5, dal fermano al maceratese, dall’anconetano al pesarese, il ventaglio di proposte è ben distribuito anche geograficamente, ma ha un valore secondario ripercorrendo le scelte. Solo uno dei 4 spettacoli racconta di fatti accaduti anche nella nostra regione ed è quello più epico che rievoca il grande viaggio dell’Armata Polacca che liberò, dalla dominazione nazista e fascista, anche Civitanova nel 1944. Un teatro di narrazione della migliore tradizione quello proposto da Andrea Caimmi, emozionante, divertente, immaginifico.
Il Verdi agricoltore di Roberta Biagiarelli con “L’altra opera”, che ha aperto a dicembre scorso la stagione, è stato un tuffo nel teatro musicale con una prospettiva insolita e meno nota per raccontare il grande maestro del melodramma italiano nella ricorrenza dei duecento anni dalla nascita.
Il più grande dei personaggi della storia del teatro, quello di cui tutti citano “Essere o non essere”, quello a cui tutti gli attori ambiscono, l’Amleto, è stato per Stefano Tosoni e la sua compagnia l’occasione per raccontare con leggerezza la realtà complessa di oggi, le ambizioni, le sfide, i fallimenti, le speranze.
Ultima proposta di chiusura mercoledì 26 marzo, quella più difficile che con pochi scarni segni scava nella profondità del sentire, è arrivata dalla nostra provincia con “Io non so cominciare” ispirato a Danilo Dolci del Teatro Rebis che da tempo percorre una strada mai ovvia, senza concedersi nessuna forma di pura esteriorità o narrativa, pur rischiando a volte l’impenetrabilità.
Questo è stato il sottobosco teatrale di Marche di Scena che fa repliche con parsimonia ma è in realtà molto pulsante, vivace e talentuoso e meriterebbe di espatriare per mostrare anche altrove i frutti della propria ricerca.
La stagione prosegue al Teatro Annibal Caro con lo spettacolo “Yerma” di Federico Garcia Lorca prodotto dall’Atir sabato 12 Aprile alle 21.15 e chiuderà il 30 Aprile con un grande classico italiano la “Trilogia della villeggiatura” di Carlo Goldoni.

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