ROSELLA QUINTINI E “ L’ESODO DELLE PAROLE”

Pensate per un attimo se le lettere dell’alfabeto o le parole potessero interagire con chi le pronuncia, potessero rifiutarsi di essere usate in un determinato contesto, potessero ribellarsi per essere abusate e violentate in ogni momento. Allora molti scrittori, politici, imbonitori e oratori diventerebbero molto più cauti, timorosi , parsimoniosi e veritieri nel farne uso.
Sono queste le tematiche delle ultime opere di Rosella Quintini, che ormai ci ha abituati alle sue intuizioni artistiche, alla sua straordinaria avventura intellettuale, alle sue fonti di emozioni, alla sua ricerca di senso, al modo di porsi gli interrogativi più profondi legati all’esistenza.
Per questa artista non è più tempo della figurazione, dell’informale o dell’astrazione dal contesto sociale, per lei anche la pittura deve essere “idea”, deve lanciare dei messaggi nuovi.
Rosella Quintini non è arrivata a questa intuizione per caso, sono stati necessari lunghi anni di studi sulla storia della nostra arte, per giungere alla scrittura sul supporto di carta fatta a mano dall’artista stessa, al libro d’artista a soggetto unico del quale lei è stata una delle promotrici più importanti, organizzando mostre e interventi tematici.
Non sono dovuti al caso i suoi “racconti pittorici” i suoi “quadri da leggere”, “la valigia dimenticata”, i “reperti dal tempo” ed oggi “l’esodo delle lettere e delle parole”, per lei l’arte è in continua, incessante evoluzione.
Il peso delle tematiche più varie in cui ci si imbatte preme come un macigno su queste opere, dove le lettere che formano le parole fuggono e cadono dal contesto in cui sono state collocate, si sentono inutili, superflue, dove i sottintesi sono infiniti, perché le parole sono inutili senza i fatti, sono inutili per le mancate promesse, i tardivi pentimenti, gli amori traditi, come le parole scritte sulla sabbia o sulla neve, che non resistono al vento o si sciolgono al sole.
Rosella Quintini, nel suo attuale messaggio artistico, vuol dirci che in un’epoca come la nostra dicono di più le parole che non si usano che le parole che si abusano. Eraldo Di Vita

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