Dopo quasi tre anni di trattative, perizie, controperizie, protocolli di intesa, la vendita al Cosmari-Consorzio per lo smaltimento dei rifiuti della Smea-Società Maceratese per l’Ecologia e l’Ambiente, che si occupa della raccolta dei rifiuti, sembrava cosa fatta: ora invece rischia di saltare. Mettendo a rischio 400 posti di lavoro, e la qualità del servizio per i cittadini di Macerata. I sindacati minacciano “iniziative eclatanti” se l’accordo non dovesse andare in porto per quelle che ad oggi appaiono ragioni “incomprensibili”. Forse dettate da una lotta per alcune posizioni di potere. Concordi in questa lettura il segretario provinciale della Cgil Aldo Benfatto e quello della Cisl Marco Ferracuti, che hanno tenuto una conferenza stampa. Ufficiosamente lo stop è arrivato quando ci si è accorti che quattro o cinque dirigenti della Smea percepiscono retribuzioni di molto superiori ai loro pari grado in Cosmari. “Ma visto che saranno il presidente, il consiglio di amministrazione e la stessa assemblea del Cosmari (costituita dai sindaci della provincia) a decidere funzioni, responsabilità e compensi del nuovo organigramma dov’é il problema?”. Forse si vuole far fallire l’accordo per favorire qualche privato, in linea con l’ultima manovra del Governo? Di tempo ce ne è pochissimo: il 13 ottobre il Tar deve decidere sul ricorso presentato dal Comune di Macerata contro i rincari delle tariffe
introdotti dal Cosmari visti i ritardi del capoluogo nell’attuazione della raccolta differenziata. Inoltre, se la fusione dovesse sfumare, il Comune dovrà dire addio agli 1,4 milioni di euro che il Cosmari pagherebbe per acquisire la Smea.”Cosa c’é di così grave – concludono i sindacati – da far saltare un accordo già fatto? E’ bene renderlo noto a tutti”. E “la politica maceratese dove assumersi le sue responsabilità”.