PREMI AI DIRIGENTI DELLA SANITA’ REGIONALE E DEI COMUNI MARCHIGIANI

lavoro-al-computerDa più parti si registrano interventi e prese di posizione sui trattamenti retributivi dei dirigenti della sanità regionale e dei principali Comuni marchigiani.
Fanno “scalpore” le retribuzioni dei dirigenti dei Comuni capoluogo o del Servizio sanitario regionale ma non si indaga la condizione di “tutti” gli altri lavoratori del pubblico impiego, dagli operai agli amministrativi, dagli infermieri agli agenti di polizia locale, dai tecnici alle educatrici asilo nido,  per i quali, stante il blocco delle retribuzioni dal 2009, la perdita di potere d’acquisto è rilevante essendo stato negato il recupero dell’inflazione e si prospetta un peggioramento con la proroga del blocco a tutto il 2014.
Non è azzardato, in questo scenario, porre il tema di una distanza divenuta eccessiva fra le retribuzioni dei dirigenti e quelle di “tutti” gli altri lavoratori pubblici, ma la risposta deve venire da nuove regole condivise ovvero tramite i rinnovi dei contratti nazionali di lavoro. Ad esempio, è ragionevole e sensato pensare ad un sistema unico di valutazione al fine del riconoscimento degli incentivi ed alla conseguente costituzione di un unico “fondo” che consenta di “riequilibrare” i compensi fra i dirigenti e “tutto” il restante personale che ha contribuito al raggiungimento di un determinato risultato. È ragionevole e sensato pensare di destinare il risparmio che si viene a determinare con la diminuzione strutturale del numero dei dirigenti ad incentivare programmi di aggiornamento e riqualificazione per “tutti” gli altri dipendenti. E’ innegabile l’esigenza di innovazione nelle pubbliche amministrazioni. La priorità oggi è mettere in assonanza tutti i soggetti interessati. Ha interesse ad amministrazioni pubbliche trasparenti ed efficaci il sistema delle imprese, ha interesse il cittadino che rivendica giustamente servizi di qualità, hanno interesse i lavoratori pubblici che il proprio lavoro abbia un’identità, una valorizzazione e una funzione sociale.
Nei momenti di crisi i lavoratori pubblici possono riscuotere poche simpatie perché c’è chi perde il lavoro e chi non lo trova, ma quel lavoro pubblico, svolto spesso in condizioni difficilissime e disprezzato è un argine essenziale anche a protezione di chi è investito dalla crisi.

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