POPOLARI IN TUTTO, CI MANCHEREBBE NON LO SIANO AL CATASTO

image3Un reddito di 100mila euro annui dichiarati e un’abitazione ultrapopolare. Imprenditori e super ricchi che vivono in villini con piscina, ma anche politici che invece hanno case da operai. Bizzarrie del catasto o furbetti finti poveri? Gli accatastamenti civitanovesi non smettono di regalare sorprese e curiosità. E, si badi bene, i “poveri” politici in realtà sono poveri solo per il catasto. La dichiarazione dei redditi invece li colloca fra i più benestanti del consiglio comunale. E’ il caso del medico Massimo Mobili che in vicolo Morto possiede una proprietà condivisa in categoria A5, ovvero ultrapopolare. Leggasi dal catasto: “Abitazione facenti parte di fabbricati di basso livello, privi di impianti, servizi igienici. Questa categoria è ormai in disuso, è presente solo su vecchi classamenti del catasto”. Si tratta di 2,5 vani, ma si fa fatica, e si stringe il cuore, nell’immaginare il chirurgo costretto a svolgere le proprie funzioni fisiologiche all’aperto visto che sulla carta per quel tipo di immobile non è previsto il bagno. E se si confronta con la mappa dal satellite non può non saltare all’occhio che proprio in quella striscia di terreno fra la ferrovia e Corso Umberto vi sia una piscina. Una povera piscina popolare. Si scopre poi, dalla lettera di un anonimo fatta pervenire ai capigruppo in consiglio comunale, che un altro consigliere del centrodestra, il bucolico Marzetti, possiede e trascorre il suo tempo addirittura in un capanno agricolo a Civitanova alta con numerosi terreni tutto intorno. Un “accessorio agricolo” ben rifornito però dal momento che ha tanto di cancello, mattoncini a vista, bagno e cucina. Ma riserva sorprese anche il suo “rifugio popolare”cittadino, un A4 di 10 vani e mezzo. Torniamo alla lettura del catasto: “Abitazioni di tipo popolari A/4: “Abitazioni molto modeste, nelle rifiniture, nei materiali di costruzione e con impianti limitati”. Il catasto però non sa che è recentemente ristrutturato, con tanto di telecamere e che per sua ammissione, il consigliere stesso sapeva che fosse in una categoria più bassa. Manca anche la casa di Loro Piceno posseduta per un sesto dalla consigliera grillina Mirella Emiliozzi nella dichiarazione patrimoniale, ma forse l’immobile c’è ed è troppo “trasparente” e non possiamo leggerlo noi, comuni mortali non dediti al giacobinismo,severi con tutti,leggeri con noi stessi,la nuova moda grillina.Molto si è scritto sull’abitazione/ambulatorio del sindaco, fomentando un clima da caccia alle streghe, con i nuovi Robespierre tutti pronti a chiedere teste e redditi sull’altare della trasparenza che, per sua natura, non guarda in faccia nessuno.

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