Si spostano le centraline ma il risultato non cambia. Nei primi 22 giorni di gennaio sono stati 11 gli sforamenti di polveri sottili rilevati dalla stazione mobile della Provincia in via Pola. E visto che il sito internet della Provincia non è aggiornato, è stato l’assessore all’Ambiente “a dare i numeri”. Sicuramente inattesi, ma testimoni di come il problema sia davvero serio.
Proponiamo un articolo tratto dal Corriere della Sera del 26 gennaio 2010
CROSIGNANI: IL 70 PER CENTO DELLE POLVERI SOTTILI È PRODOTTO DALLE AUTO
I medici dell’Istituto tumori: «Ogni mese 3 morti in meno abbassando lo smog»
«Con l’inquinamento alto aumentano anche i malati. Servono nuove e urgenti politiche contro il traffico»
…Le vittime dello smog esistono. Sono i malati di troppo, i cittadini uccisi «mesi o anni» in anticipo a causa della prolungata esposizione alle polveri sottili. Paolo Crosignani dirige l’«Unità complessa registro tumori ed epidemiologia» dell’Istituto dei Tumori ed è l’autore di quest’indagine inedita sugli «Effetti della riduzione dell’inquinamento atmosferico sulla salute umana». Lo studio incrocia i dati sulla popolazione, l’esposizione alle polveri, l’incidenza di fumo, alimentazione e malattie croniche. Crosignani assicura: «La mancata riduzione dello smog agisce come concausa nel determinare i danni». Poi, lancia l’appello: «Sono necessarie nuove politiche contro il traffico, sia per gli effetti positivi sulla salute sia per abbattere i costi sanitari che ricadono sulla società».
La premessa al dossier è una risposta ai dubbi sollevati da più parti sulla quantità di veleni attribuibile alle auto private e sulla pericolosità delle polveri sottili e sottilissime: «La principale fonte di particolato in ambiente urbano è costituita dal traffico veicolare» – circa il 70 per cento del Pm10 – e il particolato è in grado di provocare «infiammazioni delle parti profonde del polmone, alterare la coagulabilità del sangue, sino a penetrare nel torrente circolatorio». Detto in altro modo: lo smog filtra, scava, si deposita, sballa i meccanismi d’azione dell’apparato respiratorio, attiva patologie croniche. Un decimo di polveri in più nell’aria fa scattare un aumento dello 0,6 per cento del «rischio relativo». È il punto più delicato: il rapporto di azione-reazione, la tesi smog-chiama-malattia. «Si potrebbe pensare che gli effetti a breve termine dell’inquinamento tolgano solo pochi giorni di vita a soggetti in condizioni già compromesse», argomenta Crosignani.
È un dubbio, ma infondato. Altrimenti, dice l’indagine, «l’aumento di mortalità osservato in seguito a un incremento dell’inquinamento dovrebbe esaurirsi in pochi giorni». I picchi, invece, restano. E fanno così escludere l’esistenza di «un pool di suscettibili» allo smog in una popolazione di immuni: «L’inquinamento- scrive Crosignani – non solo porta a morte persone appartenenti a un gruppo ad alto rischio, ma fa pure affluire nuovi individui in questa categoria». La relazione tra mortalità a breve termine e livelli di inquinamento, sostiene l’oncologo, è dunque «lineare» e gli effetti sulla salute sono «netti». Conclusione: «Tutti i provvedimenti in grado di ridurre anche parzialmente l’inquinamento atmosferico rappresentano un numero di morti evitati, proporzionale alla riduzione ottenuta».