PESCA, I NUMERI DI UNA CRISI SEMPRE PIU’ DURA

pescatoriTempi di magra per i pescatori. Siamo a mercoledì ma la settimana di lavoro è già finita – dicono dal Porto di Civitanova. Oltre alle deroghe non consentite per il giorno di festa, il mare continua ad essere agitato e non si placherà nemmeno per i giorni a venire. Gli scafi dunque, almeno fino a domenica resteranno in porto. Due aste, 7 tonnellate e 1.530 casse di pesce venduto, incassi: 68.000 euro. Con questi numeri non si va da nessuna parte, anzi è meglio non muoversi, visto il costo del prezzo del gasolio – ci dicono, scorati gli uomini di mare. Il risultato ultimo di queste difficoltà è che il prezzo medio del pesce è alto: 9 euro e 10 centesimi al chilo. E alle difficoltà si aggiungono le difficoltà. Ne sopraggiungono anche dalla riviera del Conero, dove due settimane fa gli impianti di mitilicoltura utilizzati da sei cooperative di Civitanova sono stati danneggiati dalle correnti del mare in burrasca. In quella occasione si è persa una parte importante del giacimento di cozze. Per questo Federcoopesca ha chiesto al Governo il riconoscimento della calamità naturale. A parlare a Roma in occasione della riunione dei Presidenti della Federazione Nazionale delle Cooperative della Pesca per le Marche c’era il civitanovese Giuseppe Micucci. Abbiamo parlato – dice – delle strategie in contrasto alla crisi della pesca a strascico causata dall’impoverimento delle risorse e dall’aumento del prezzo del gasolio. Quali sono state le vostre proposte? – chiediamo. Il prolungamento del fermo pesca, occorre posticipare la data dello stop fino a 60 giorni l’anno in Adriatico – risponde Micucci – per questo motivo abbiamo chiesto al governo nuovi investimenti nelle zone di ripopolamento e maggiori controlli sulle reti da posta. Sono questi ultimi, comuni attrezzi per la pesca costituiti da tre strati di rete, i più esterni a maglie larghe ed il più interno a maglie strettissime. Sono queste reti ad impedire al pesce crescere e riprodursi, di spostarsi al largo dalle aree di riproduzione sotto costa. E durante il fermo come sopravvivete? – chiediamo. E’ necessario estendere la cassa integrazione durante i giorni in cui la pesca è resa impossibile – conclude il Presidente Federcoopesca per le Marche. Una soluzione, crediamo, tanto facile da pensare quanto difficile da attuare.

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