PERUGINI DICE SI’ ALLA LEGGE SULLE PMI PROPOSTA DA CAVALLARO”

piccola-impresaGian Mario Perugini interviene sulla proposta di legge presentata dall’On. Cavallaro alla Camera dei Deputati, sulla soluzione delle piccole e medie imprese in difficoltà. “La proposta di legge – scrive Perugini – si riporta allo schema predisposto dalla Commissione Trevisanato del 2004 con lo scopo, come è riferito nella relazione accompagnatoria, di far emergere le situazioni di difficoltà al fine di attuare gli interventi che il giudice riterrà più opportuni, per conseguire il risanamento dell’impresa che si presenta ancora vitale, sia nel caso che la stessa rimanga in capo al medesimo imprenditore, attraverso l’acquisizione di nuovi mezzi finanziari, facendo ricorso al credito o all’aumento del capitale sociale, sia nel caso di cessione dell’azienda ad altri, nel suo complesso, con la conservazione degli stessi livelli occupazionali.
Ritengo che l’iniziativa sia senz’altro da condividere perché confacente alle esigenze economiche attuali che, per la gravità e la lunghezza della crisi, sono caratterizzate dalla scomparsa continua di imprese e, conseguentemente, dalla perdita del posto di lavoro dei loro dipendenti.
Nel 2009 sono state 9mila le imprese italiane che sono state dichiarate fallite, il 23% in più rispetto al già durissimo 2008. Non si parla più di selezione di imprese in difficoltà ma di affossamento delle stesse. E’ questa una situazione alla quale occorre porre termine nel più breve tempo possibile.
Le maggiormente colpite sono le piccole e medie imprese (pmi) in stato di difficoltà le quali, al di fuori degli ammortizzatori sociali previsti per i dipendenti licenziati, non hanno ricevuto alcun aiuto dal governo.
Il problema che affliggono le pmi è di carattere finanziario: la mancanza di liquidità e, quindi, l’impossibilità di procedere ad una ristrutturazione o ad una riconversione aziendale, di assolvere alle normali obbligazioni come al pagamento dei fornitori e delle spettanze dovute ai propri dipendenti costringono le imprese a chiudere i battenti.
Le banche, al contempo, non sono disposte a concedere credito alle imprese in difficoltà ben sapendo dei rischi di restituzione ai quali andrebbero incontro.
Mentre le grandi imprese possono beneficiare della procedura di amministrazione straordinaria (ved. Alitalia, La Antonio Merloni), alle pmi è preclusa la possibilità di accesso a qualsiasi procedura preventiva (come è consentito invece negli altri paesi occidentali).
Lo Stato non può rimanere indifferente in considerazione che la scomparsa di una impresa, oltre a provocare un danno all’economia generale, costituisce la perdita di una entità produttiva capace a creare occupazione a diverse persone che, da un giorno all’altro, si vengono a trovare prive dell’introito necessario per il proprio sostentamento e a quello delle loro famiglie.
La proposta di legge presentata dall’On. Cavallaro ritiene, giustamente, che anche lo Stato debba partecipare alla salvezza della piccola e media impresa mediante l’apporto della sua garanzia ad un finanziamento che possa consentire all’impresa in difficoltà ma ancora vitale, di poter sopravvivere.
Essa prevede il coinvolgimento di tutte le parti interessate: dei creditori che dovranno rinunciare a porzione delle loro spettanze, della banca finanziatrice per il rischio dell’operazione nei limiti del fido che era disposta a concedere, e per il resto, al di là degli eventuali sostegni o fideiussioni degli enti territoriali e dei Confidi, dovrà essere lo Stato ad intervenire in qualità di garante.
Il disegno di legge Cavallaro risponde pienamente alle necessità del momento e sarebbe quanto mai opportuno ed urgente che il legislatore lo prendesse in considerazione.