A poco più di un anno dall’alluvione che il 2 marzo scorso a Casette d’Ete travolse e uccise due persone, il sostituto procuratore della Repubblica di Fermo Luigi Ortenzi ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta aperta a carico di ignoti per i reati di disastro e omicidio colposo. La piena dell’Ete morto travolse la Bmw su cui viaggiavano tre operai: Giuseppe Santacroce, 51 anni, Valentina Alleri, 20 anni, e la madre della ragazza, Salvina Granata, 47 anni, diretti al lavoro in una fabbrica di Civitanova Marche. Salvina Granata riuscì a lanciarsi fuori dall’abitacolo e ad aggrapparsi ad un palo, dal quale venne poi tirata via da un uomo che aveva assistito alla scena. Giuseppe Santacroce e Valentina invece furono inghiottiti dalla massa di acqua e melma. Dopo aver vagliato un’ampia documentazione, ed esaminato perizie e testimonianze, il pm ha ritenuto che non siano individuabili responsabilità umane nella scomparsa delle due vittime. Sarà il gip a decidere se accogliere o meno la richiesta. I familiari di Giuseppe e Valentina non vogliono sentir parlare di archiviazione. I loro legali, gli avv. Federico Valori e Maria Antonietta Spalluti, faranno opposizione contro una decisione che ritengono ingiustificata. Anche perché, sostengono, l’amministrazione comunale di Sant’Elpidio a Mare aveva ricevuto varie segnalazioni di allerta meteo sul rischio di esondazione del fiume: l’ultimo fax sarebbe arrivato in Comune alle 19:43 del primo marzo, ma a quell’ora in Municipio non c’era più nessuno. Il pm Ortenzi al contrario non ha individuato condotte colpose collegabili alla morte dei due operai: ad avviso del magistrato il fattore causale è infatti un evento naturale di carattere eccezionale.