ORA VOGLIONO LIQUIDARE LA RAI

raiIl grande ritorno della privatizzazione della Rai nel dibattito pubblico non ha sorpreso Lucia Annunziata. Rilanciata prima da Luca Cordero di Montezemolo e poi da Roberto Formigoni, l’idea, assicura la giornalista, «circolava già da un po’». Del resto, «quando si parla di privatizzazioni è chiaro che si pensa a quello».

Qual è la sua opinione?
«Penso che sia in agguato il trattamento Alitalia. Il modello è quello: good company e bad company, la Rai cattiva da una parte, con l’etichetta “servizio pubblico” e a carico dello Stato, e la Rai buona dall’altra, al solito gruppo di imprenditori del Nord che preme per le liberalizzazioni e per aprire il mercato, diciamo così».

Non le sta bene l’apertura al mercato?
«Certo che mi sta bene, se lo si fa sul serio. E mi starebbe bene pure la privatizzazione della Rai. Ma tra cinque anni, dopo una vera riforma della governance che le dia un vero amministratore delegato in grado di guidarla come un’azienda, e al costo che avrebbe allora. Un costo che sia effettivamente corripondente al valore, e non quello di adesso».

Formigoni propone di venderla a Rupert Murdoch. Che ne dice?
«Proprio in questi giorni Murdoch è agli onori delle cronache mondiali per la sua concezione dell’informazione, di cui ha dovuto rispondere davanti al parlamento inglese. Risposte che peraltro hanno mostrato alcune contraddizioni… sinceramente, non mi sembra l’esempio migliore che si potesse scegliere in questo momento».

Però, dicono i fautori della privatizzazione, intanto la Rai pesa sulle tasche di tutti i cittadini…
«Appunto: la Rai l’hanno pagata tutti i cittadini, con il canone, per cinquant’anni. Ed è anche grazie a questi soldi che l’azienda ha accumulato in tanti anni un gigantesco patrimonio tecnologico, editoriale, immobiliare… e poi ci sono le frequenze, la radio, gli accordi con l’estero… quando si parla di privatizzare la Rai non si parla mica semplicemente di quattro artisti e cinque professionisti dell’informazione. Si parla di cose come quelle, che hanno un certo valore, e sono in molti a leccarsi i baffi»

E allora?
«E allora sono io che dico agli italiani che pagano il canone da cinquant’anni: prima di dar via tutto questo, che avete pagato voi, capiamo almeno quanto vale, se il suo valore è poi davvero così basso…».

Da cosa dipenderebbe questa ingiusta valutazione?
«Da anni il servizio pubblico è vittima di una campagna denigratoria, che si è riacutizzata di recente, guarda un po’…».

Si sentirebbe di affermare, guardando i conti, che la Rai sia oggi un’azienda florida?
«Se si guardano i conti, la Rai non sta messa bene. Aggiungerei però che le concorrenti stanno decisamente peggio… e poi come si spiega che la Sette, gioiello di televisione privata che sta sul mercato, nel momento in cui decide di crescere, deve andarsi a prendere i professionisti di Raitre, a cominciare dal suo ex direttore Paolo Ruffini?».

Come si spiega?
«Con tutti i difetti che si possono trovare nella Rai e nello specifico in Raitre, vuol dire che lì ci sono talenti, professionalità, idee e spettatori. Evidentemente, la tesi di un’azienda da privatizzare perché è un peso per l’Italia è falsa. Fosse un covo di burocrati che non sanno fare il loro mestiere, nessuno li cercherebbe».

Quindi, va tutto bene così, non bisogna cambiare nulla?
«Al contrario. Se diciamo che la Rai non è gestita al meglio, sono la prima a essere d’accordo, ci mancherebbe. Ma sia chiaro che non parliamo di un’azienda che produce tubi o panettoni, parliamo della più grande azienda culturale italiana, che da diciassette anni è tenuta sotto i tacchi di un enorme conflitto di interessi, quello del presidente del Consiglio. E allora no, così non vale: non si può prima tenerla legata, e poi lamentarsi perché andrebbe male. Così è un’operazione di killeraggio, preparata a tavolino».

Intervista di Francesco Cundari a Lucia Annunziata da “l’Unità” del 19 agosto

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