Fanno rabbrividire o almeno dovrebbero suscitare questo tipo di reazione i dati diffusi dall’ Istat che parlano di un 29% di giovani disoccupati. Un valore da record toccato alla fine del 2010, che dovrebbe far vergognare tutti quelli che ormai da troppo tempo “nell’Italia del Bagarino” sono impegnati -profumatamente pagati da noi cittadini- nel disquisire sulla Ruby di turno, sulle performance sessuali di un capo di governo ormai soggetto prediletto dai vignettisti di tutto il mondo, su dossier scritti ad arte per gettare fango su chi non si allinea, o su case più o meno “vendute” a parenti e amici. In quest’Italia della vergogna quasi un giovane su tre, con età inferiore ai 25 anni, non ha un lavoro. Un dato allarmante che fa conquistare al nostro paese il primo posto in classifica di cui certamente non andare fieri (di questi tempi è meglio essere chiari). In cifre non percentuali si stima che siano circa duemilioni i giovani disoccupati in Italia e si tratta di una situazione definita preoccupante dai sindacati, ma che non sembra turbare i sonni di chi ha il compito istituzionale di garantire un futuro dignitoso alle persone giovani o ultraquarantenni che siano. I nostri governanti devono prendere atto che quella che stiamo vivendo è una situazione di emergenza che richiede un piano di lavoro serio, concreto e soprattutto da concretizzare entro breve. Insomma si ritorni a pensare alle cose serie, imparando a memoria almeno i primi 4 articoli della Costituzione Italiana perché un uomo senza un lavoro è un uomo senza futuro:
Art. 1
L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione.
Art. 2
La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Art. 3
Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Art. 4
La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al progresso materiale o spirituale della società.
Interroghiamoci sul perchè i primi articoli parlino del lavoro…