MOBILI DENUNCIA, I CIVITANOVESI PAGANO

avvocatiMassimo Mobili denuncia, il magistrato archivia e i civitanovesi pagano la parcella legale. E’ la storia di una querela per diffamazione fatta dall’ex sindaco contro l’associazione Città Verde. Tutto comincia esattamente due anni fa. Sono i giorni in cui la procura maceratese avvia un’inchiesta, originata da un esposto anonimo, per verificare il presunto annullamento di multe stradali a favore di alcuni politici. I magistrati acquisiscono documenti presso il comando di polizia municipale, indagano e alcuni mesi fa l’inchiesta viene archiviata. Della vicenda dà conto nel proprio sito web Città Verde e Mobili, in corso di indagini, querela. Riunisce la giunta il 9 novembre 2010 e con delibera n. 498 (‘Tutela legale del Comune relativa alla pubblicazione di notizie lesive della propria immagine’) incarica un avvocato. Ipotizza “diffamazione a mezzo stampa…divulgazione di notizie sottoposte a segreto investigativo…violazione della normativa della privacy…”. Sostiene che le notizie “sembrano offendere l’onorabilità del corpo dei vigili urbani, dei pubblici amministratori e, più in generale, del personale dipendente in forza al Comune”. Passano due anni e il 14 settembre scorso il sostituto procuratore della Repubblica di Macerata, Stefania Ciccioli, ci mette una pietra sopra. Scrive, nella richiesta di archiviazione inviata al Gip che “l’articolo incriminato non appare offensivo e non contiene alcuna rivelazione di notizia coperta da segreto istruttorio”. L’avvocato nominato da Mobili ne informa il sindaco Corvatta, consiglia di non opporre ricorso e il 18 ottobre la giunta delibera la rinuncia alla causa contro Città Verde. Fin qui la cronaca. Qualche riflessione. Quello che Mobili voleva far passare come un provvedimento a tutela dell’onorabilità degli amministratori era invece un tentativo di intimidazione verso un’associazione non allineata, vista la debolezza dei presupposti sui quali era fondata la tesi della diffamazione. Il centro destra è arrivato a schierare il Comune contro chi, semplicemente, ha dato conto su un sito web dell’apertura di un’indagine. Un atto di arroganza del potere seppellito dall’archiviazione chiesta dal magistrato. Ma, i cocci restano in mano ai civitanovesi perché saranno loro a dover pagare la parcella del legale nominato da Mobili. Se davvero l’ex sindaco e qualche suo amministratore ritenevano di dover difendere la propria onorabilità dovevano farlo con i loro soldi invece di scaricare sul bilancio dell’Ente i costi dell’azione legale. Soprattutto perché, da quando stanno all’opposizione, si sono scoperti paladini della lotta agli sprechi. Facciano una cosa allora: la paghino loro la fattura dell’avvocato.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *