MISS MIA CARA MISS, MIA DOLCE MISS, IO VOGLIO IL BIS

Anche questa estate non ci siamo fatti mancare l’edizione di Miss Italia, serata d’antan organizzata ad uso e consumo di poche centinaia di persone radunate al varco e sopratutto di un manipolo di personaggi locali che sgomitano per salire sul palco e far parte della giuria. Un retaggio conservato nel cartellone estivo comunale per perpetuare i privilegi e la voglia di apparire della casta locale: e allora riecco in prima fila l’immancabile ‘cummenda’ con la moglie ingioiellata, il sindaco abbronzato stravaccato e cellulare dipendente accanto al parlamentare tronfio, il consigliere regionale petto in fuori insaccato dentro il vestito buono per l’occasione, il pio assessore immancabile alla sgambata della Miss come alla processione della Vergine, e infine le signore della Civitanova (cosiddetta) bene che dalle bisbocce in villa e dai tavoli con aragoste e champagne traslocano giulive nel recinto delle autorità. Rimane il mistero di chi invita la crema nel recinto dei previlegiati. L’italica bellezza sfila davanti a cariatidi e guardoni che si godono lo spettacolo dai posti privilegiati e a loro ambiti. Un teatrino costato forse 15.000 euro, (i costi sono come secretati, non compaiono nei comunicati propaganda e la stampa mai nulla dice) alla comunità, spesi per il divertimento di politici e loro amici, tutti schierati sotto il palco e con alle spalle separati fisicamente da recinzioni metalliche la platea di cittadini, che con le tasse finanziano le serate. Roba del tempo che fu. Ci mancava solo la colonna sonora di Totò: ‘…miss mia cara miss, mia dolce miss, io voglio il bis….’.

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