MARTEDÍ DELL’ARTE: CATTIVA MAESTRA LA TELEVISIONE?

Come si può facilmente intuire, nel titolo è riportato l’argomento che è stato approfondito in occasione del Martedì dell’Arte di questa settimana, a cura del prof. Anton Giulio Mancino ( nella foto assieme a Anna Donati, l’ideatrice della rassegna), laurea in lettere nel 1994 nell’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, giornalista pubblicista con all’attivo un’ampia collaborazione come critico cinematografico in varie riviste specializzate tra cui Cinecritica, Cineforum, Bianco & Nero, Quaderni del CSCI. Dal 2010 è ricercatore e professore aggregato di Semiologia del cinema e degli audiovisivi nelle università di Macerata e Bari. Nella nostra città molti ricordano ancora suo padre, il prof. Leonardo,che abitava in viale Vittorio Veneto, scomparso nel 2009 all’età di 70 anni: poeta e critico di rilievo. E’ stato anche direttore didattico.
Fatta questa sommaria premessa, che è servita per conoscere il relatore, si può subito precisare che il tema proposto dal prof. Mancino è stato alquanto complesso per via delle tante sfaccettature che la televisione si porta dietro sin dalla sua nascita che i più anziani ricordano cosa abbia rappresentato in termini di comunicazione e spettacolo, dapprima in bianco e nero, poi con la stupefacente luminosità del colore.
Le argomentazioni del relatore sono ovviamente andate ben oltre da quelle che sono state le origini della tv e del suo inarrestabile crescendo, “tanto che ora – ha detto Mancino – abbiamo a disposizione mille canali e un po’ tutti siamo diventati dei teledipendenti”. Il relatore ha poi fornito delle interpretazioni sui ricorrenti luoghi comune che sbrigativamente ognuno di noi fa usualmente e cioè che la televisione ci manipola, ci costringe a pensare in un modo che non ci appartiene, non riusce a separare la realtà dalla finzione e, in maniera spropositata, ognuno di noi pensa di essere diventato uno stupido. Naturalmente le verità sono tante e solo gli studiosi possono dare delle risposte attendibili, non trascurando però il fatto che inevitabilmente abbiamo finito con il diventare consenzienti con tutto ciò che lo schermo ci propina in termini di immagini, di ripetitività del parlato e della sempre più crescente abitudine, da parte di giornalisti di radio e tv, di esprimersi velocemente, come se ciò fosse un atteggiamento snob, ignorando le difficoltà di ascolto che ciò procura negli anziani.
– Prof. Mancino,abbiamo chiesto alla fine della sua ampia esposizione, la televisione è dunque una cattiva maestra?
“La televisione vale per l’uso che ne facciamo – ha risposto decisamente – è un po’ come la realtà nella quale c’è tutto e il contrario di tutto e anche quando noi scegliamo delle cose che a giudizio degli altri potrebbero non essere di grande valore, il fatto che noi ci rendiamo conto di questa scelta, in quel momento viene a determinarsi una differenza”,
– Qual è la differenza fra cinema e televisione, come lei ha spiegato, in termini di attenzione?
“Lo spazio in cui si consuma lo spettacolo cinematografico – ha sostenuto con estrema cortesia -, consente una maggiore concentrazione, quello televisivo e più distraente; nulla vieta però di stare più attenti di fronte alla televisione”.
– L’uomo di oggi, chiediamo forse superficialmente, può fare a meno della televisione?
“Ritengo di no – ammette con un lieve sorriso -, sarebbe un peccato, ed essendo una risorsa che dipende dall’uso che se ne fa, sarebbe, ripeto, un peccato rinunciarvi perché alla fine sarebbe come non dotarsi di un apparecchio utilissimo”.
Tutto sommato e nonostante i tanti difetti che ognuno di noi può vedere e sentire in tv, oggi è impossibile pensare a un mondo senza televisione. Impararla a conoscerla può essere un modo per affezionarsi ad essa, che ha tante cose da raccontarci, sicuramente lieta dell’ascolto, che ormai, separatamente, le dedichiamo.

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