LUDOPATIA, CRIMINALITÀ E ORARI SLOT. IL CASO CIVITANOVA

Chissà quante 13esime finiranno all’interno delle macchinette per il gioco d’azzardo e per le slot machine. Sulla scelta dell’amministrazione Ciarapica di chiudere per sole 6 ore le attività che dispongono di videolottery e altri dispositivi si è alzato un interesse da parte dell’opinione pubblica. Una reazione che era attesa da tempo su una problematica che appare distante dalla realtà e quotidianità delle famiglie e che invece è più diffusa che mai a Civitanova, Las Vegas delle Marche. A tessere un filo di collegamento fra criminalità, droga, dipendenze e azzardo è l’avvocato Giuseppe Bommarito che in un’analisi di fine anno pubblicato su Cronache Maceratesi stigmatizza le scelte dell’amministrazione Ciarapica e nei commenti se possibile ancor più chiaramente, in uno scambio con Giovanna Capodarca, lascia intendere come la scelta di tutelare i proprietari di sale bingo e sale slot sia legata a fatti personali, ovvero alla presenza di familiari e amici titolari di attività legate al gioco d’azzardo. Ovvero gente che vota Ciarapica e che guadagna col gioco d’azzardo sulla ludopatia di altri concittadini. E l’avvocato maceratese auspica anche l’intervento forte del prefetto Iolanda Rolli. Esiste infatti una contraddizione evidente fra un regolamento sulle sale slot tiepido e insignificante che non tocca interessi economici e la presenza di Civitanova al tavolo provinciale per le dipendenze. Dice Bommarito che qui siede “la povera Barbara Capponi”, assessore che a parole si dice contro le dipendenze, ma che mai ha alzato la voce quando questa amministrazione ha messo in atto fatti contrari. Non una parola è stata pronunciata dalla cattolicissima Capponi quando Troiani dava giudizi sessisti o parlava dello staff di pedofili del Papa. Come tace ora sul gioco d’azzardo, forse perchè anche lei di parentele se ne intende visto che il cugino ha ottenuto per due anni 30mila euro per un festival dedicato all’infanzia. La Capponi è la foglia di fico che l’amministrazione Ciarapica manda ai tavoli provinciali non potendo mettere la faccia su di un argomento che scotta e verso il quale non c’è l’intenzione di prendere provvedimenti reali.

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