LO PSICOLOGO RISPONDE: LA VERGOGNA

vergognaDi Vincenzo Luciani

Ci sono sentimenti nobili ed altri molto meno. Alcuni, però, presentano uno statuto difficilmente definibile. La vergogna, ad esempio, presenta un’ambiguità semantica maggiore di altri affetti. Polisemia che si manifesta anche nell’utilizzo di parole che sono utilizzate al suo posto: imbarazzo, mortificazione, timidezza, riservatezza, pudore, ecc.. La vergogna presenta, dunque, diverse sfumature. Qui, tuttavia, mi preme mostrarne i due aspetti che più si discostano: il dritto ed il rovescio della stessa medaglia. Il lato accettabile e quello impresentabile. Quando ci vergogniamo di un gesto riprovevole, nostro o di altri, siamo di fronte ad un moto dell’animo che può avere un alto valore etico perché rappresenta il richiamo della coscienza (a volte persino eccessivo). In quest’accezione la vergogna è forse un affetto tra i più dolorosi e brucianti che un essere umano possa provare. Soprattutto, come ci mostra l’antropologia, in quelle culture caratterizzate da un forte senso di appartenenza e d’identificazione al gruppo sociale. La vergogna nella sua faccia positiva svolge, dunque, una funzione di ‘monitoraggio’ indispensabile per mantenere la propria integrità psichica e la propria identità sociale. Altre volte, tuttavia, la vergogna costituisce un sentimento di cui non c’è motivo alcuno per andarne fieri. Ad esempio quando essa scaturisce da ciò che il sociologo Erving Goffmann definisce la ‘burocratizzazione dello spirito’, cioè quando lungi dall’ essere un’espressione della nostra umanità ne costituisce una anodina rappresentazione. In questa ultima evenienza, la vergogna testimonia di una nostra rinuncia ad ‘essere’ avendo noi optato per la sola promozione della nostra immagine sociale. Così ci vergogniamo, di noi o degli altri, non perché avvertiamo una lacerazione nella nostra tensione morale bensì perché riteniamo che ad incrinarsi sia la nostra immagine offerta agli altri. Quando si è disposti a tutto pur di salvaguardare le passioni dell’amor proprio, può accadere che ciò che in noi o nella nostra vita si distingue per la sua ‘diversità’ rispetto a ciò che è ritenuto “normale”, e dunque accettabile dagli altri, possa essere segretamente sottratto allo sguardo altrui. Non stupisce, allora, che ad essere occultato possa essere persino un nostro congiunto che, magari, ha avuto soltanto il torto di avere in dote un destino meno benevolo del nostro e, soprattutto, la sfortuna di vivere accanto a persone preoccupate unicamente di ‘salvaguardare’ il buon nome della famiglia.

CURRICULUM
Vincenzo Luciani è laureato in Psicologia presso la Facoltà di Psicologia dell’ Università degli Studi di Roma. Iscritto presso l’Albo degli Psicologi della Regione Marche, presso l’elenco degli Psicoterapeuti della Regione Marche. E’ membro della Scuola Europea di Psicoanalisi e dell’ Associazione Mondiale di Psicoanalisi. E’ autore di numerose pubblicazioni. Attualmente è Direttore Consultorio Familiare Zona 13

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