LO PSICOLOGO RISPONDE: LA PSICOLOGIA DELL’ABBIGLIAMENTO

tatuatoL’essere umano è un animale nudo che ha imparato a difendersi dalle aggressioni dell’ambiente costruendosi un’altra ‘pelle’. Sembra essere questo il motivo che ci ha spinto a coprire il nostro corpo. Ma è vero solo in parte. E’ interessante osservare, infatti, che in ambienti in cui non ci sarebbe bisogno di alcuna protezione la donna e l’uomo si coprono ugualmente. Sempre, senza eccezioni. Magari soltanto con legature, con tatuaggi, con la pittura del corpo, come è in uso in molte tribù dell’Africa o del Sud-America. In un certo senso è il nudo stesso che diviene ‘una veste di pelle’ come si può evincere dal bodystyling che è un tentativo di modellare il corpo.
Dobbiamo dedurne, allora, che l’abbigliarsi ha un’altra funzione oltre a quella pragmaticamente utilitaristica. Altrettanto forte del bisogno di riparasi dalle ingiurie del tempo è, infatti, la necessità ed il desiderio di utilizzare le vesti, ma anche il corpo, per nascondere (dopo la perdita dell’innocenza) e nello stesso tempo mostrare. Il vestirsi rappresenta la costruzione culturale, religiosa, estetica, e la costruzione personale, psicologica, di un particolare canale comunicativo. L’abbigliarsi mostra in questa accezione il suo enorme valore simbolico ed immaginario di confine tra ciò che appartiene all’ Io e ciò che attiene alla rappresentazione del mondo.
Vestendoci scegliamo, una dopo l’altra, le ‘tessere’ per comporre il mosaico della nostra immagine. La cosa interessante è che le differenti componenti dell’abbigliamento vengono assortite con la stessa modalità con cui sono selezionate le parole che compongono, ad esempio, un testo scritto.
Vestendoci, senza saperlo, utilizziamo due assi della linguistica: l’asse della selezione (il paradigma) e quello della combinazione (il sintagma).
Ogni parte del corpo può così divenire materia espressiva: coprendola, scoprendola, associandola ad oggetti, trasformandola.
Attraverso l’abbigliamento costruiamo messaggi inducendo gli altri ad interpretarli. In quest’accezione esso è implicitamente connesso con la nostra affettività e la nostra sessualità. Il corteggiamento, la seduzione, l’aggressività, l’indifferenza, il rifiuto, sono oggi espressi soprattutto attraverso il vestito che scegliamo di mettere.
Mostrarsi è sempre ‘un modo di dirsi’. Ogni corpo è esposto secondo un progetto, anche se non necessariamente conscio.
Possiamo, allora, sostenere che il celebre proverbio “L’abito non fa il monaco”, se giustamente ci mette sull’avviso che l’abito può ingannare, d’altronde come ogni altra forma di comunicazione, sottovaluta però il fatto che esso è parte integrante della nostra personalità.
Non è un caso che uno dei modi utilizzati per annientare psicologicamente un individuo è quella di denudarlo, strappandogli dalla pelle l’immagine in cui si riconosce e imponendogli, magari, una divisa anonima.

CURRICULUM
Vincenzo Luciani è laureato in Psicologia presso la Facoltà di Psicologia dell’ Università degli Studi di Roma. Iscritto presso l’Albo degli Psicologi della Regione Marche, presso l’elenco degli Psicoterapeuti della Regione Marche. E’ membro della Scuola Europea di Psicoanalisi e dell’ Associazione Mondiale di Psicoanalisi. E’ autore di numerose pubblicazioni. Attualmente è Direttore Consultorio Familiare Zona 13

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