LO PSICOLOGO RISPONDE: L’OBESITA’, UN DISTURBO DEL COMPORTAMENTO ALIMENTARE

obesitaNella società industrializzata i disturbi del comportamento alimentare hanno raggiunto una tale diffusione da costituire un’emergenza sociale e sanitaria che non può essere più sottovalutata. Al di là dell’anoressia e della bulimia che presentano una specifica eziologia psicologica, è l’obesità a rappresentare il fenomeno sociale più preoccupante. Si stima che nel mondo le persone obese siano più di un miliardo. In Italia un bambino su cinque è soprappeso, uno su venticinque obeso.
Rispetto ai primi anni Novanta nel mondo occidentale questo fenomeno è aumentato del 25%. Sembra che ci stiamo trasformando come per magia nei personaggi creati da Botero. Come mai tante persone si iperalimentano fino a scoppiare? Perché l’obesità riguarda sempre più bambini ed adolescenti? Perché la funzione alimentare che, oltre a rappresentare un piacere, dovrebbe essere al servizio della sopravvivenza, si è tramutata in una minaccia per la vita? Credo che tutto ciò accada perché il rapporto dell’uomo con il cibo, con la sua produzione, con il suo consumo, da tempo non è più legato alla nutrizione così com’è definita dalla biologia. Basti osservare gli adolescenti che in un batter d’occhio, tracannano bibite d’ogni genere, tritano patatine fritte e pizze, si ingozzano di dolci. E’ evidente che questi comportamenti non hanno nulla a che vedere con la soddisfazione di un bisogno naturale. Nella nostra cultura, fino a qualche decennio fa, il rapporto con il cibo era mediato da gesti sapienti volti a creare pietanze che introducevano un “tempo di sospensione” tra l’appetito e la sua soddisfazione. Erano gesti che coniugavano la funzione nutritiva con quella cerimoniale. Oggi, invece, l’industria alimentare ha eliminato questo tempo salutare, producendo un cortocircuito pulsionale che da un lato ha trasformato il nutrirsi in un atto che non si fonda con le necessità del corpo, e dall’altro ha sostituito il cibo con ‘oggetti alimentari’, buoni per ogni orario, stagione, età, frutto di un consumismo che ha trasformato volutamente lo stomaco in una voragine senza più alcun fondo, tanto che sarrebbe opportuno parlare non di gastronomia bensì di gastro-anomia. Nella sua immanente sovrabbondanza il cibo, oramai, ci riserva imboscate ad ogni angolo: le nostre mani trovano sempre qualche cosa da addentare o da ingurgitare. Dopo averlo inseguito per secoli ora il cibo ha preso a rincorrerci.
E’ divenuto l’oggetto di un godimento senza freni e al di fuori di ogni convivialità. Un godimento che non si fonda su alcuna psicopatologia ma più semplicemente su un corpo che non trova più una guida né nell’istinto, come accade negli animali non addomesticati, né nella cultura, come accade nelle civiltà a lenta evoluzione. A causa di questa doppia mancanza, paradossalmente, abbiamo bisogno di rieducare un corpo che non ha più la memoria per poter ritrovare la propria omeostasi.

CURRICULUM
Vincenzo Luciani è laureato in Psicologia presso la Facoltà di Psicologia dell’ Università degli Studi di Roma. Iscritto presso l’Albo degli Psicologi della Regione Marche, presso l’elenco degli Psicoterapeuti della Regione Marche. E’ membro della Scuola Europea di Psicoanalisi e dell’ Associazione Mondiale di Psicoanalisi. E’ autore di numerose pubblicazioni. Attualmente è Direttore Consultorio Familiare Zona 13

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