L’IMPRENDITORE CHE CHIESE ASILO ALLA TUNISIA FA SCIOPERO DELLA FAME

Ad aprile, mentre migliaia di nordafricani scappavano verso l’Italia, aveva polemicamente chiesto asilo politico alla Tunisia, dichiarandosi “vittima delle banche italiane in quanto imprenditore onesto”. Tornato in patria, da qualche giorno fa lo sciopero della fame a casa sua, a Fabriano. Il costruttore Luciano Stopponi é al centro di una nuova clamorosa forma di protesta, per difendere – spiega – i propri beni e quelli della famiglia da una presunta “truffa”, sulla quale un anno fa ha presentato un esposto alla procura di Ancona, finora rimasto senza seguito. La vicenda riguarda la costruzione, interrotta, di un albergo a Matelica, l’Hotel Agorà. Un’impresa nella quale l’uomo aveva investito tutti i risparmi, ma che poi, fra ricorsi al Tar, mancati permessi edilizi, e da ultimo il blocco di un mutuo edilizio da parte della Cassa di risparmio di Fabriano e Cupramontana l’ha condotto al fallimento. Gli operai erano saliti per protesta sul tetto dell’albergo, il 29 luglio 2009 Stopponi si era incatenato davanti alla sede della Regione Marche, ma nonostante l’impegno delle istituzioni, la situazione non si è sbloccata. Tutto per un mutuo di 2,5 milioni di euro, che, afferma Stopponi, era ampiamente garantito dai beni personali e familiari dell’imprenditore. Dopo una prima tranche di 1,1 mln di euro, la Cassa di risparmio avrebbe interrotto i finanziamenti, e i lavori dell’hotel si sono arenati. Ma le procedure fallimentari e giudiziarie sono andate avanti, con varie confische: lunedì il curatore fallimentare dovrebbe confiscare a Stopponi l’ultimo bene che ha, l’abitazione della famiglia. Una delegazione comunale fabrianese, composta dal sindaco Roberto Sorci e da consiglieri di vari partiti, è andata a fargli visita, e a Stopponi rinnova solidarietà e vicinanza umana il suo partito, il Pri, che attraverso il segretario regionale Giuseppe Gambioli invita la magistratura a fare chiarezza.

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