LANDOLFO, “SULLA GESTIONE DELLE FARMACIE PREVALE ANCORA LA VECCHIA LOGICA DELLA POLITICA”

farmacieI tanti interventi su un argomento importantissimo come quello delle farmacie comunali non può, in alcun modo, essere limitato alla illegittimità di una delibera di Giunta. Questa -non è neppure il caso di dirlo-va revocata con immediatezza avendo l’obbligo dovere l’amministrazione Comunale di porre in essere principi di diritto che non sono in alcun modo derogabili. Nel merito dobbiamo constare che l’attuale CDA delle farmacie agisce, sicuramente in buona fede, al di fuori delle regole imposte dall’Ordinamento con la conseguenza che si sta assumendo responsabilità amministrativo-contabili di tale gravità che saranno sicuramente oggetto di segnalazione alla Procura Regionale della Corte dei Conti per la valutazione di eventuali ipotesi di danno erariale che -è appena il caso di ricordare- ricadranno immediatamente sull’Ente locale e solo dopo sugli organi delle farmacie. Inoltre, gli attacchi ambigui e con finalità discutibilissime nei confronti del Segretario Generale andrebbero respinte energicamente da tutto il Consiglio Comunale, rappresentando un modo di far politica che questa nostra Italia ha ormai “cestinato” da anni. In breve, quando la politica ritiene di andare oltre la sua sfera di competenza colpendo un uomo onesto, preparatissimo e di altissima professionalità, vuol dire che nulla si è compreso di una macchina amministrativa che deve agire con atti che devono essere conformi a legge. Mi si consenta una amara constatazione: quello che mi rattrista notevolmente è che tale delibera di giunta è stata approvata anche dall’attuale Assessore al Bilancio che è stato per anni ex funzionario del settore Bilancio del Comune. Mi auguro che sia trattato di una “svista”. Nel merito, tranne se Civitanova è un’isola felice, la realtà dei ricavi delle farmacie in Italia è critica. Ci saremmo aspettati dal Presidente delle stesse una risposta di politica aziendale diversa alla luce della grave crisi che investe il settore, analizzata recentemente anche dal Sole 24 Ore (leggi su http://24o.it/e8hqz) . Tale articolo quantizza il crollo delle vendite dei farmaci da banco vendite in calo del 5% .In particolare: crollano del 37% le vendite dei farmaci per dimagrire senza obbligo di ricetta. Vanno giù dell’11% i conti di quelli contro la nausea. Ma anche anti influenzali (-3,9), anti dolorifici (-1,7), prodotti per la circolazione (-6,2) segnano pesantemente il passo.”Vorrei ricordare che il 2012 è stato un anno amaro per i farmaci da banco, i medicinali senza obbligo di ricetta che si possono acquistare in farmacia, ma anche nelle parafarmacie si è chiuso con un segno negativo del 3,7% e le confezioni vendute sono calate del 5,4. Anche nei primi tre mesi del 2013 i dati sono negativi: -3,7% i fatturati e -5,3% le confezioni vendute”. Non solo. La grande riduzione dei margini di guadagno sui farmaci distribuiti per il sistema sanitario nazionale, i prezzi ridotti, le spese fisse alte come affitto, lavoro ed energia. A ciò aggiungasi il costo dei materiali scaduti. Come dire che anche le farmacie adesso hanno gli stessi problemi di un negozio di scarpe o di una famiglia a stipendio fisso. Su questo si innesta la scelta, a volte obbligata, proprio delle famiglie. C´è chi non ce la fa a pagare il ticket, chi si presenta con la ricetta a pagamento, vede il prezzo, dice “ripasso” e poi non torna. A cosa rinunciano di più? Curiosamente tra 2012 e 2013 c´è una riduzione del 7-8% sull’acquisto di psicofarmaci. Per un totale del 10-12% di riduzione nell´acquisto dei farmaci meno necessari. Resta però un dato in controtendenza: «È in forte aumento la spesa dei farmaci distribuiti dalle strutture pubbliche». Come negli ospedali. È un po´ una partita di giro: si comprano meno i farmaci non mutuabili ma si fanno più ricette, si comprano meno le medicine più costose ma si chiede di più il farmaco equivalente che ha un costo inferiore a quello di marca. Con questi dati nazionali dove vogliamo andare? Quale prospettiva possono avere le nostre farmacie?Questi elementi sono stati comunicati con correttezza al Sindaco e si è proposto un “giro di boa”nella gestione dell’Azienda che doveva passare obbligatoriamente attraverso un commissariamento (con persone competenti in materia gestionale) e con l’obbligo di comunicare,in tempi certi, al Consiglio comunale la valutazione di ogni singola realtà economica e una seria proposta per il mantenimento dei posti di lavoro. Il tutto, infine, doveva sfociare, prima dell’ipotesi di alienazione, attraverso un cambio di rotta gestionale con la nomina di un amministratore unico con piena responsabilità e con conseguente accorpamento all’ATAC come ramo d’azienda. Nulla è stato fatto e si è andati avanti con la vecchia logica della politica che porterà, a breve, ad una profonda crisi dell’azienda i cui passivi ricadranno sul bilancio comunale. Non solo. In questa situazione i primi a pagarne le conseguenze saranno i dipendenti. E ciò -mi si consenta- non è possibile.

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