LAMPEDUSA, L’ISOLA DIMENTICATA HA APERTO RIVE FESTIVAL

image17È l’isola italiana di cui più si parla, eppure è più vicina al continente africano, dista poco meno di100 km dalla Tunisia e quasi 200 km dall’Europa. “Siamo africanissimi” dicono i Lampedusani con ironia amara e per bocca di Fabio Monti, attore della Compagnia EmmeA’ Teatro, sorpresa dell’ultimo minuto di Rive Festival, il primo dei Festival civitanovesi che prosegue fino al 6 luglio.

L’assenza di Giusy Nicolini, Sindaco in trincea bloccata dalle ultime emergenze umanitarie, ha costretto gli organizzatori a predisporre un piano B, coerente con lo spirito e il tema del Festival che per la prima giornata era incentrato proprio su Lampedusa.

Un estratto dal bellissimo monologo “Lampedusa è uno spiffero”, già vincitore di numerosi premi, ha tenuto gli spettatori incollati alle sedie malgrado si prolungasse l’orario previsto a rischio quasi di sovrapporsi con l’iniziativa serale. Davanti alla Pescheria, dove Rive ha preso avvio, senza i supporti di luci e video con cui lo spettacolo è costruito, l’attore catanese ci ha fatto innamorare di questa pietra in mezzo al Mediterraneo, battuta dal vento, abitata da poco più di 4500 persone, senza un cinema, un teatro, lunga circa 10 km e larga appena tre.

Un’isola dimenticata persino dalle carte geografiche fino a quando nel 1986 fu bombardata da Gheddafi come rappresaglia contro l’attacco americano a Tripoli. Le immagini dell’isola fecero il giro del mondo e ne fecero scoprire le bellezze naturali tanto da richiamare migliaia di turisti e attivare un mercato che fece crescere l’economia. Contemporaneamente divenne metà di migranti e ponte per l’Europa. Eppure nell’isola la luce è arrivata soltanto negli anni ’60, la benzina costa molto di più, i supplenti non ci vogliono andare e quei pochi che accettano chiamano gli studenti beffardamente “lampedusauri”, e fino a qualche anno fa era periodicamente visitata da gruppi di psichiatri per studiare i comportanti degli autoctoni.

Fabio Monti racconta un pezzo di Sicilia, di Italia, di Europa con ironia, poesia e straordinaria bravura, scardinando molti luoghi comuni e lasciando insieme a un sorriso molti interrogativi, utilizzando la narrazione per stagliare personaggi veraci e schietti  che parlano una lingua autentica dalle sonorità  audaci ma sempre comprensibile, instaurando un dialogo continuo con il pubblico che mentre ride si ritrova con le lacrime agli occhi.

La cronaca che ci martella sulla stampa o in televisione e che ormai ci lascia quasi indifferenti con il teatro torna a essere umana, torna a essere qualcosa che ci riguarda da vicino.

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