L’ALERAMO DIMENTICATA….

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DAL CORRIERE ADRIATICO DEL 13 GENNAIO 2010

Sono trascorsi cinquant’anni da quel lontano 13 gennaio 1960 quando Sibilla Aleramo si spense nella capitale per via di una lunga malattia. E oggi, a 50 anni dalla sua scomparsa, quella che per dodici anni è stata la sua città, Civitanova, resta in silenzio. Nessuna iniziativa degna di nota, nulla di nulla. Eppure Rina, questo il suo vero nome, fu una “grande donna”, una scrittice, poetessa, femminista, che da piccola si trasferì con la sua famiglia a Porto Civitanova perché il padre, Ambrogio Faccio, fu incaricato di prendere le redini di una fabbrica di bottiglie. Quel giorno, Sibilla, lo immortalò con “note di vera poesia” nel suo romanzo “Una donna”: “Sole! sole! Quanto sole abbagliante! Tutto scintillava, nel paese dove giungevo: il mare era una grande fascia argentea, il cielo un infinito riso sul mio capo, un’infinita carezza azzurra allo sguardo che per la prima volta aveva la rivelazione della bellezza del mondo”. Trovò impiego nella fabbrica diretta dal padre e a sedici anni fu costretta a sposare, con “matrimonio riparatore” Ulderico Pierangeli, un operaio della fabbrica, che la violentò. Momenti duri, difficili che insieme al dissidio tra i genitori, la malattia mentale e il tentato suicidio della madre, la maternità, un tentativo di suicidio causato dalla gelosia del marito, l’avvicinamento al movimento femminista, la fecero allontanare per sempre, nel febbraio del 1902, da Porto Civitanova. Il suo unico “ristoro”, si fa per dire, fu la scrittura. Cominciò con piccoli racconti fino alle prime collaborazioni con i giornali. Donna libera da pregiudizi, Sibilla amò molto e fu riamata nel corso delle sue relazioni intense e discontinue, a volte dolorose, tempestose come quella con Dino Campana testimoniata dalle Lettere pubblicate per la prima volta solo nel 1958. Ma oggi anche se la sua immagine rivive negli occhi della memoria, nella consapevolezza che la sua esistenza ha dato molto, soprattutto alle donne, Civitanova non la ricorda. L’unica consolazione per quanti vorranno rispolverare “gli anni civitanovesi dell’insigne poetessa e scrittrice”, è il sito del Centro Studi Civitanovesi. Lì rivive la sua anima e quanto di più vero Sibilla ha preso e dato a questa città prima di salutarla per l’ultima volta “dal finestrino del treno nel 1946 in occasione della campagna referendaria in favore della repubblica, quando era già legata al poeta fermano Franco Matacotta”.

 Da Alessandra Boscolo, consigliere provinciale Pd riceviamo e pubblichiamo:

“Il 13 gennaio ricorreva il 50° anniversario della morte di Sibilla Aleramo; una donna, una femminista, una poetessa che ha dato grande rilevanza alla letteratura italiana. Civitanova si è ricordata di lei? Assolutamente no. Non è importante se è proprio grazie a lei che la nostra cittadina viene ricordata nei manuali di letteratura. Ma questo atteggiamento non è nuovo, è ormai prassi per il nostro Comune mettere la cultura in secondo piano. D’altronde questo è un tipico del centrodestra, ad esempio lo scorso 25 novembre la Provincia non ha ritenuto opportuno celebrare la giornata mondiale contro la violenza sulle donne, ugualmente l’ amministrazione comunale non ricorda una grande donna, per un periodo nostra concittadina, che ha lottato per il diritto di voto e contro la prostituzione, che fu direttrice del giornale “L’Italia femminile”. Una donna – conclude – che oggi dovrebbe essere presa come esempio per il suo coraggio e la sua voglia di emancipazione”.

Da Paola Giorgi, Responsabile Enti locali della Provincia, riceviamo e pubblichiamo:

“Dimenticare a 50 anni dalla sua scomparsa la grande scrittrice e poetessa Sibilla Aleramo è davvero un errore grave che non può essere perdonato a questa amministrazione di centro-destra e tanto meno all’assessore provinciale alla cultura, la civitanovese Maria Grazia Vignati. Elencare, come ha fatto il Comune, le iniziative fatte in questi anni in onore di Aleramo, è solo un modo per giustificare una mancanza culturale. Gli anniversari vanno almeno ricordati nel giorno in cui ricorrono. Civitanova che l’ha accolta tra le sue braccia per ben dodici anni, il circolo di Legambiente porta il suo nome, il centro studi civitanovesi ha dedicato anima e corpo nel ricostruire i suoi anni vissuti qui e a maggio scorso Pier Luigi Cavalieri ha dato alle stampe un libro in suo onore “Sibilla Aleramo. Gli anni di Una donna. Porto Civitanova 1888-1902”. Nonostante ciò, quel patrimonio italiano di cui tutti dobbiamo esserne orgogliosi, è stato dimenticato. Nel suo nome, nella sua storia c’è anche la storia dei civitanovesi, di Porto Civitanova e più in generale di tutte quelle donne che si sono battute per la libertà. Lasciare trascorrere nel silenzio un giorno così importante senza fermarsi a pensare, è un oltraggio alla città, è indice di un’amministrazione superficiale tutta attenta alle cose materiali, agli interessi privati piuttosto che collettivi. Ritengo sia doveroso riflettere su quanto accaduto e invito tutti i civitanovesi a non dimenticare.