Molti lettori hanno richiesto di conoscere il testo della poesia di Loretta Stefoni (nella foto) “Nel fitto sottobosco di pensieri”, che ha vinto la recente edizione del premio “Il Molinello”. Interesse più che legittimo, ma abbiamo ritenuto di anteporre alla lirica, il giudizio dal prof. Nazario Pardini, ordinario di Letteratura Italiana, blogger, critico e stimatissimo collaboratore di riviste specializzate. Da evidenziare che Pardini ha pubblicato oltre 20 libri di poesia e racconti, tutti premiati e come saggista ha fatto più di cento prefazioni ad autori contemporanei. Persona, dunque, di estrema competenza.
Una poesia, quella di Loretta Stefoni, – dice testualmente il critico – dove gli innesti allusivi di perspicace effetto esplorativo accostano, con euritmica immissione esistenziale, gli abbrivi emotivi dell’essere. E lo si percepisce fin dall’incipit con quel sentimento di solitudine e di sperdimento che tanto sa di vita – “fogliame fitto di boscaglia” – dove “Una cagnara” fa scempio di una possibile quietudine tra ombrose alcove di riposo. E’ la natura, con i suoi sprazzi di suoni e colori, che fa di tutto per concretizzare gli input emozionali della poetessa. D’altronde il nostro essere inconcluso ci spinge alla ricerca di una quiete interiore che sa tanto d’azzurro; ma c’è un mondo che ci vuole coinvolti in un andare di frenetiche spersonalizzazioni, anche se nel confuso attorcigliarsi dei pensieri c’è sempre un raggio di vita a farsi speranza; a darci armonie, e ad avvicinarci ad un ricordo, forse, che ritorna fiorito di luminose immagini. E il verso, col suo distendersi su un delicato e sapiente fluire di giochi di metafore, sottintende una plurivocità emotiva di rara verticalità: la malinconia, il senso del tempo che fugge, le illusioni, le delusioni, gli ammiccamenti ad un inquieto succedersi dei giorni fra interrogativi difficilmente risolvibili, le sottrazioni di primavere sfiorite all’orizzonte:
…E le ore se ne stanno oziose
a farfugliare con stelle ciarliere…
Ma è pur sempre un motivo di strisciante melanconia, un dolce motivo di generosa resa poetica, a chiudere la poesia; dacché è cosciente la Stefoni che i sogni della gente “sfavillano, a iosa, nelle favole dei bimbi” (Nazario Pardini, 23/03/2014).
NEL FITTO SOTTOBOSCO DEI PENSIERI
E mi ritrovo, spaurita e sola,
in questo andare assai lento
tra fogliame fitto di boscaglia.
Un merlo, un’ape e una cicala,
la compagnia che l’orecchio
asserva e piega al suo volere.
E’ invisa a me la promiscuità
di tanti suoni tutti insieme:
un fischio, un canto ed un ronzio
e non si cheta questa cagnara
a far scempio dell’ombrosa quiete.
Nel fitto sottobosco dei pensieri
c’è sempre un lieve brusio di vita
a rinverdire speranze ed illusioni;
quest’ultime crescono come gramigna
e, con la prepotenza del naufrago
che cerca approdo, si spingono oltre,
oltre l’attesa di un lungo sospiro
e di una lacrima fiduciosa
nel refolo bizzarro che l’asciuga.
Sfugge il tempo, si beffano stagioni,
primavere sfioriscono all’orizzonte,
ma fiati di respiri azzurri s’involano
anche nei cieli oscuri della notte,
dove i fiori innamorati della luna
mostrano le loro odorose corolle
e le ore se ne stanno oziose
a farfugliare con stelle ciarliere
… ne sanno troppe di cose, loro
che accarezzano i sogni della gente
e sfavillano, a iosa, nelle favole dei bimbi.
Loretta Stefoni