LA FABBRICA ‘SPARITA’: GLI OPERAI DELLA BEST OSPITI DI SANTORO

bestApproda questa sera a ‘Servizio pubblico’, la nuova trasmissione tv di Michele Santoro, il caso della Best di Montefano, l’azienda di motori per cappe aspiranti del gruppo Usa Nortek, chiusa dalla sera alla mattina nel ponte di Ognissanti, con i macchinari trasferiti nella filiale polacca e i 125 lavoratori messi in mobilità. Procedura poi ritirata dalla multinazionale a seguito delle proteste di operai e istituzioni locali, Regione, Comune, Provincia.  Una sessantina di lavoratori – età media 40-42 anni, ben lontana da eventuali prepensionamenti – è in viaggio in pullman verso gli studi televisivi di Roma, accompagnata dai rappresentanti di Fiom, Fim e Uilm e le Rsu aziendali. Gli operai racconteranno cosa si prova a “ritrovarsi in mezzo alla strada dalla sera alla mattina”, dice Lidio Staffolani, delegato Fiom della Rsu, per “un atto di criminalità aziendale”, un “furto di lavoro”. Domani pomeriggio l’ad Roberto Leo e le organizzazioni sindacali si ritroveranno faccia a faccia nella sede di Confindustria Marche, ad Ancona, per un prosieguo di trattativa che si presenta difficile: i sindacati chiedono il ritiro della mobilità (già accordato), ma anche incentivi per la ricollocazione dei dipendenti, sostegno al reddito e ammortizzatori sociali di lungo periodo. Il tutto in un quadro di crisi generalizzata dei settori meccanica e plastica, anche in una regione come le Marche, che fino a pochi anni fa ne faceva i suoi punti di forza.  L’80% della produzione della Best di  Montefano era destinato a clienti esterni, spesso concorrenti (come la Faber del gruppo Franke). La chiusura del sito sta rallentando e forse mettendo a rischio anche la produzione della seconda fabbrica Best nelle Marche, a Cerreto d’Esi, che ha già assorbito di un piano di ristrutturazione. A Cerreto si completano semilavorati e particolari plastici: finora venivano prodotti a Montefano, ma adesso non arrivano più. “Lunedì forse ci fanno rientare in fabbrica, ma solo per prendere le nostre cose dagli armadietti” racconta Staffolani.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *