LA FABBRICA “PIACIOTTI” NON SENTE CRISI

Mentre la Paciotti, sotto colpi della crisi, manda a casa gli operai, che vanno a fare compagnia ai dipendenti del Mercatone Uno a spasso già da mesi, la fabbrica piaciotti va a gonfie vele, specializzata nella produzione di post gaudenti, sorrisi e annunci. Ne sforna a quantità industriale e, intanto che altrove licenziano, i piaciotti assumono, trovano soldi per finanziare staff della comunicazione, tirocini ai figli di consiglieri comunali, festival di cugini degli assessori. Il palazzo comunale è la sede sociale della fabbrica piaciotti e dal reparto produttivo la merce finisce direttamente al cliente, attraverso social e stampa, con post e articoli benevoli, disposti a far da eco a una filosofia commerciale che punta tutto su slogan, pubblicità e propaganda, necessari per spingere un prodotto che ha funzionato sul mercato elettorale delle comunali e che verrà riproposto per le prossime regionali. I piaciotti sorridono sempre e il loro brand viene promosso a inaugurazioni, festicciole, cene e pranzi a cui non mancano mai. Sorridono e promettono. Non realizzano, ma la filosofia commerciale è quella di spingere le parole più che i fatti. Altri tempi quelli in cui il loro pensiero era il lavoro, quello, vero. Nel programma elettorale scrivevano di voler creare insieme al Centro per l’Impiego un tavolo permanente per le politiche attive sul lavoro. Assicuravano, addirittura, la creazione di un Sportello Lavoro per garantire l’incrocio tra la domande e l’offerta. Progetti di cui si son perse le tracce, ma i piaciotti fanno sapere di essere sempre in prima linea sul fronte delle politiche occupazionali e sono in effetti impegnati a creare lavoro per la famiglia Strever, a cui vogliono affidare il cantiere per la realizzazione del parcheggio interrato al varco. Invece, per i civitanovesi che il lavoro l’hanno perso, nemmeno una parola di solidarietà si è fatta largo tra tante foto di attività godereccia promossa via social. Perché la fabbrica dei sorrisi piaciotti non conosce crisi, e non si può fermare.
Di Robespierre

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