LA CONVENZIONE TRE CASE E IL GIOCO DELLE TRE CARTE

Dicono che per l’arrivo del treno di Legambiente Peppe Shampo si fosse preparato a sfoggiare fazzoletto e felpa verdi salviniani. Ha letto Lega e s’era addobbato come un arbre magique, ma quando gli hanno suggerito che era roba ambientalista e non padana ha fatto dietrofront e si è messo a correre dietro all’ennesimo finto rom mentre quelli veri si erano insediati da giorni in un capannone industriale di Santa Maria Apparente, ma lui non se ne era accorto. Così è andato Ciarapica che, vestito da sindaco, al cospetto di Legambiente ha millantato il via libera del Comune alla convenzione per la gestione dell’area floristica Tre Case, atto che l’associazione ambientalista attendeva invano da un anno e a cui la buona notizia non risultava. Non è una gran furbata presentarsi a casa d’altri annunciando un dono che non c’è, perché le bugie hanno le gambe corte e invece gli amministratori la lingua lunga. Infatti sull’affaire Tre Case anche Peppe Shampo ha voluto dire la sua. Ha impiegato tre giorni per imparare una lezioncina imbonitoria, buona per palati leghisti e fanatici follower della sua pagina facebook. Perché la convenzione firmata non c’era, non c’è e lui non riesce ad esibirla, nemmeno dietro il suo sorriso tirato e ancora scosso per quel “peracottari” che ha dovuto inghiottire a testa bassa in consiglio comunale, dai banchi dell’opposizione scagliato contro un centro destra imbambolato e travolto dalle proteste sui rincari dell’acqua. Con la convenzione delle Tre Case hanno provato a fare il gioco delle tre carte, alla fine annegando in un bicchiere d’acqua…salata.
Di Robespierre

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