Com’era prevedibile, chiesa di Cristo Re gremitissima per le esequie di Franco Conti, il giocatore della Civitanovese degli anni ’70 e poi allenatore nel decennio successivo deceduto l’altro giorno all’età di 69 anni. Franco, difatti era nato a Civitanova Marche il primo gennaio 1941 e suo papà Serafino, che giocò in serie A con il Vicenza, da tutti simpaticamente chiamato “Il moro”, per via della carnagione scura, e sua mamma Ornella Paolucci vivevano in via Dalmazia. Franco seguì l’attività del genitore e seppure non riuscì ad approdare alle serie superiori, fu un ottimo giocatore, dotato di una tecnica innata che ne fecero dapprima un centrocampista molto efficace, poi un “libero” di notevole esperienza. Una volta cessata l’attività ha seguito da vicino la carriera calcistica di Luca e Andrea Diamanti, figli di sua sorella Vittoria: entrambi hanno giocato a lungo nella Civitanovese e in altre squadre.
Nel corso della messa, celebrata dal sacerdote del Burundi, don Joseph Barandereka, uno dei sacerdoti più presenti nella vita della parrocchia di S.Pietro-Cristo Re, la moglie di Franco, Elisabetta, seppure confortata dalla cognata Vittoria, non è riuscita a trattenere le lacrime. Presente anche il fratello di Franco, Ippolito, che è stato più volte vicino alla vita della società rossoblu in veste di sponsor.
La Civitanovese, oltre ad aver fatto affiggere dei manifesti di cordoglio, si è fatta rappresentare da una bella rappresentativa di “esordienti classe 2001”, con il loro allenatore Alfredo Scalabroni, il responsabile del settore giovanile e vice allenatore, nonché grandissimo calciatore, Giorgio Carrer, dai dirigenti Valerio Cerolini e Sandro Piampiani. Fra i presenti, il conte Carlo Sabatucci, storico presidente della Civitanovese degli anni ’70, tanti calciatori di ieri e di oggi, quali Marco Bozzi, Sergio Sopranzi, giocatori di questa stagione, come Morbiducci, Comotto, Buonaventura, Emiliano Mercanti e tanti altri. Prima della benedizione della salma, la nipote Asia Diamanti ha letto, fra le lacrime, una lettera in ricordo del nonno e un commovente arriderci. Nell’omelia, don Joseph, ha accennato al fatto che forse Franco stava sorridendo a tutti con una coppa d’oro in mano, un gesto che tutti i campioni compiono alla conclusione di un’impresa e quella della vita non è certamente di poca cosa.