IL LIBRO VEDA DEI SIBILLINI E LE TESTIMONIANZE NATE DALLA SIMBIOSI DI CULTURE E TRADIZIONI DIVERSE

Ieri pomeriggio presso il Caffè del teatro della Città Alta, Umberto Mangani ha presentato la sua ultima opera, Veda dei Sibillini, offrendo uno spaccato molto intenso sui sussulti interiori della personalità ispirata e ammaliata dal contatto, fin dall’infanzia, con culture di diversa origine. L’accompagnamento musicale alla chitarra di Alessandro Menghi e gli intermezzi di poesie recitate dall’attrice Giulia Poeta hanno fatto da sfondo all’intervista all’autore dell’opera da parte di Anna Treppo che ha curato la prefazione del libro. Il protagonista della storia rappresenta la simbiosi tra mondi diversi e l’autore ha voluto sottolineare questa caratteristica peculiare che accompagna l’intera narrazione già dal nome, Sidaja che nasce proprio dall’unione di Si Da Ya cioè il dire sì in tre lingue diverse, italiano, russo e tedesco. Infatti il personaggio principale è una persona che vive la sua infanzia costretto a spostarsi in tante città fra cui Trieste, capitale italiana della mittel Europa e nella quale si respira l’aria della multiculturalità ed è per questo che può assistere alla convivenza di molteplici esperienze culturali dalla provenienza più disparata. Questo è il sostrato culturale di Sidaya che pervade la sua personalità durante l’intera narrazione e che egli porta con sé quando si trasferisce nelle Marche. Il singolare titolo Veda dei Sibillini vuole proprio significare l’unione tra l’Oriente, rappresentato dal Veda cioè dalla saggezza, dalla conoscenza orientale e l’Occidente, rappresentato dalla saggezza dei Sibillini che sono il simbolo della terra marchigiana e della sua storia. Ad assistere alla presentazione erano presenti il Capogruppo Pd Giulio Silenzi, il Consigliere regionale Francesco Micucci, l’attore Giorgio Felicetti.
Di Vera Spanò
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