IL CENTRO DELLA CITTA’: PERICOLOSO ANDARE IN BICICLETTA. I RIMEDI POSSIBILI

bicicletta_ombraSotto l’aspetto della funzionalità delle piste ciclabili non è che Civitanova Marche abbia attuato in questi ultimi anni un programma  sostanzioso finalizzato agli spostamenti in bicicletta nel centro cittadino, per cui le strutture realizzate hanno risolto solo in parte le attese che altrove sono state attuate.
La pista ciclabile del Castellaro, ad esempio, può consentire, al limite, oltre a una fruizione intensa da parte degli appassionati di  jogging, in massima parte rappresentati da quanti affidano al correre l’occasione per dimagrire, di avvicinarsi al centro cittadino da una zona interna del territorio, compresa la città alta, anche se il percorso di ritorno in bicicletta non  sia utilizzabile da tutti, per via delle pendenze. Stesso discorso può essere fatto per la pista ciclabile della foce del Chienti che ha caratteristiche preminentemente sportive.
Una valutazione a sé va fatta per le piste ciclabile del Lungomare Piermanni, a sud, via  IV Novembre, a nord, e una parte di viale Matteotti. In pratica dai due versanti del litorale è possibile avvicinarsi al centro, ma tutto finisce lì perchè dai due terminali è piuttosto rocambolesco utilizzare la bicicletta per raggiungere il centro della città.

Da qui nasce l’abuso ricorrente di alcuni ciclisti di utilizzare i marciapiedi anche delle vie del centro e sebbene sia una pratica certamente antipatica e che suscita proteste, a volte trova una parziale giustificazione per il fatto che non  ricorrendo a questa soluzione si rimane bloccati nel traffico delle auto. Va però tenuto conto che nel passato si è preferito allargare i marciapiedi a scapito naturalmente delle sedi stradali ai due lati delle quali sono stati ricavati dei parcheggi per le autovetture. Così è stato per corso Umberto I e in modo più appariscente in corso Vittorio Emanuele, mentre via della Vela, seppure con una sede stradale di dimensioni ridotte, è ugualmente dotata di parcheggi ai due lati  per cui gli automobilisti, in caso di presenza di un ciclista,   sono costretti a rallentare e accodarsi fino all’altezza di via Mazzini.
Una situazione di estrema gravità, nell’ottica naturalmente dei ciclisti, è riscontrabile in via Piave, un percorso obbligato per entrare in città proveniendo da via Indipendenza, dove la sosta delle auto è limitata solo a un lato della strada, ma anche qui un’auto in transito occupa quasi tutto lo spazio libero e i ciclisti sono costretti a percorrere le cunette dove si trovano i tombini. Tutto ovviamente si complica al transito di Suv e di furgoncini.
Centro cittadino, dunque, utilizzabile solo dai ciclisti che hanno una certa pratica nel pedalare, categoricamente a rischio per  i meno abili e soprattutto ai bambini che avrebbero il pieno diritto di spostarsi in città in sella a una bicicletta.
Quali i rimedi? Certamente impopolari e che potrebbero suscitare una ridda di proteste molto vivaci, ma con il ragionamento e tenendo conto della  necessità di’favorire al massimo gli spostamenti in bicicletta, che oltretutto sono un valido rimedio contro l’inquinamento e le polveri sottili, di cui il centro soffre, le scelte sono possibili. Certamente non mancheranno quanti saranno in disaccordo per via della scarsità del traffico delle biciclette nelle vie del centro, ma proprio favorendo gli spostamenti sulle due ruote il numero potrebbe lievitare di molto.

Ad esempio, un lato di corso Umberto I,  corso Vittorio Emanuele, via Vela va precluso al parcheggio delle autovettura e la striscia che si otterrebbe, ben evidenziata, potrebbe essere riservata al transito delle biciclette, mentre per quanto riguarda via Piave la sosta delle auto va vietata anche nel solo lato attualmente consentito.

L’incremento dell’uso del centro da parte dei ciclisti non si esaurisce ovviamente con gli esempi evidenziati, ma deve rappresentare una presa di coscienza per tutte le scelte viarie che si faranno in futuro, attuate peraltro in molte città del nostro Paese e soprattutto in quelle del nord Europa. Ciò rappresenta, oltretutto,  un segno di civiltà e di rispetto dell’ambiente.

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