I CECCOTTARI

C’erano una volta i cecchettari. Hanno fatto la storia della città. Poi sono arrivati i ceccottari, attori della farsa. Sono uno strano genere di civitanovesi i ceccottari. Da decenni si affannano attorno a un pezzo di terra dove cresce solo l’erba, ma non è la via Gluck. E dove crescono anche generazioni di avvocati, grazie alle salate parcelle legali pagate dai civitanovesi per fare fronte ai pasticci urbanistico-legali. E dove si sono formate schiatte di tecnici comunali con la dispensa del Cepu, collezionisti di bocciature di progetti in tutte le sedi. Ci sono cresciute pure generazioni di politici con la Ceccotti. Molti stanno ancora lì, dopo decenni, senza aver risolto un tubo, ma dispensatori di accuse. Il veterano è Ermanno Carassai, oggi assessore, da 41 anni (eletto per la prima volta in consiglio nel 1978) cariatide del Comune. Agostino Basile, presidente del Paolo Ricci, e Massimo Mobili ex sindaco ed esegeta della Ceccotti, i primi passi a Palazzo Sforza li hanno mossi 36 anni fa (eletti nel 1983). Alfredo Perugini, destinatario di un incarico retribuito al Cosmari al posto di quello non retribuito di consigliere, in aula consiliare s’è affacciato già 31 anni fa (1988), insieme a Paolo Nori, oggi esemplare di consigliere muto. Più giovincelli, il vice sindaco Fausto Troiani, che la prima comparsata in consiglio l’ha fatta 24 anni fa (1995) e l’ineffabile sindaco Fabrizio Ciarapica, che vuol spacciarsi per nuovo ma sulle poltrone della politica siede da ben 17 anni (2002). Orbene, costoro, dopo quaranta anni non hanno combinato nulla. In tempi recenti, davanti al Tar che ha condannato il Comune a risarcire almeno un milione di euro a società immobiliari private per i danni subiti sulla Ceccotti, lor signori – con il duo ciarliero Ciarapica-Mobili in primis – che da decenni condizionano la politica cittadina vorrebbero dare la colpa a chi ha governato solo cinque anni o ai tribunali del Tar che fanno rispettare la legge dell’urbanistica e che i disegnini presentati da Mobili e Ciarapica li hanno messi dove dovevano stare, nel cestino, insieme a quel grattacielo che i suddetti volevano piazzare in mezzo alla Ceccotti, per lasciare anche a Civitanova in eredità un suo Hotel House e tanta volumetria per lo scialo dei palazzinari. Per fortuna che c’è un giudice ad Ancona.
Di Robespierre

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