GIORNATA MONDIALE CONTRO L’AIDS, UNA MALATTIA ANCORA “NASCOSTA”

aids2Di Vincenzo Luciani, Psicologo-psicoterapeuta

Dopo un periodo di silenzio, il problema dell’Aids è tornato prepotentemente alla ribalta. Tra gli addetti ai lavori erano in molti a tentare di squarciare il velo di silenzio calato su questa malattia. A fugare ogni dubbio sul perdurare dell’epidemia dell’Aids – quaranta milioni di malati nel mondo – è stata, tra le altre, una ricerca pubblicata dall’autorevole “British Medical Journal”. La rivista inglese ha confermato che in cinque anni, si è registrato un aumento del venti per cento delle infezioni da Hiv e, attraverso un’analisi molto accurata, ha calcolato che nei prossimi venti anni settanta milioni di persone rischiano di morire a causa dell’Aids. Le caratteristiche dell’epidemia, tuttavia, sono profondamente mutate. A differenza di quanto accadeva nei primi anni Ottanta in cui il novanta per cento di sieropositivi era costituito da tossicodipendenti, oggi il gruppo più a rischio è costituito da individui infettati per via eterosessuale. Sembra che l’Hiv colpisca prevalentemente due fasce d’età. Innanzitutto gli adolescenti, che arrivano all’appuntamento con il sesso quasi completamente digiuni dei rischi che possono correre attraverso un rapporto sessuale non protetto. Uno studio condotto tra gli studenti universitari londinesi ha rivelato che il quarantacinque per cento dei ragazzi ed il quarantanove per cento delle ragazze ha rapporti con partner diversi da quello abituale senza assumere alcuna precauzione. Cosa del tutto comprensibile se si tiene conto che metà degli studenti non ha mai sentito parlare di Hiv. L’altra categoria di soggetti a rischio è costituita da donne e uomini coniugati, tra i quaranta e i sessanta anni. Questi individui contraggono l’infezione attraverso rapporti sessuali extraconiugali. Se l’efficacia delle terapie ha rallentato la progressione della malattia verso la fase conclamata tuttavia ha fatto aumentare il numero dei sieropositivi che ha rapporti non protetti. Gli uomini s’infettano prevalentemente attraverso rapporti con partner occasionali (spesso prostitute), mentre alle donne il virus è trasmesso dal loro partner abituale. Un particolare sconcertante è rappresentato dal fatto che ben quattro donne su dieci pur sapendo che il proprio partner è malato non rinuncia ad avere rapporti sessuali non protetti. Questi dati ci mostrano l’urgenza di una capillare campagna d’informazione sessuale, soprattutto tra i giovani, ma pongono anche un inquietante interrogativo: perché in tanti osano sfidare la morte, la propria e quella altrui, sapendo in anticipo che perderanno questa partita?

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