Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ricorda nel corso della cerimonia al Quirinale la Giornata della Memoria e si commuove parlando di una sua visita ad Auschwitz insieme a Giovanni Spadolini in rappresentanza del parlamento italiano fatta vent’anni fa. Quella commozione, quelle lacrime, racchiudono, al di là di tante parole, il vero significato del 27 gennaio, di che cosa con questa Giornata della Memoria si vuole ricordare. Un groppo in gola che lo costringe a interrompere per qualche istante il suo intervento per poi riprenderlo e continuare. “La Shoah è stata una tragedia dell’Europa – ha ammonito. La nostra scuola ancor più compiutamente una scuola di memoria è un impegno che rappresenta il miglior antidoto a quei rigurgiti di negazionismo e antisemitismo, di intolleranza e di violenza che il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ha denunciato come fenomeni per quanto marginali da stroncare sul nascere. Il significato più ampio di questa Giornata della memoria lo ha nobilmente dichiarato il presidente dell’Unione delle Comunità ebraiche quando ci ha detto “ferme restando le specificità della Shoah, che fu il tentativo di realizzare il genocidio perfetto, questa deve essere l’occasione di una riflessione condivisa che abbracci anche tutte le altre vittime di questa tragedia, oltre che gli oppositori politici, ‘gli omosessuali, i disabili fisici e mentali, le popolazioni rom e sinti”. “Di qui – ha rilevato Napolitano – la lezione che ho sentito ieri risuonare nelle parole di un alto magistrato, il procuratore generale della Corte di Cassazione, nella cerimonia per l’inaugurazione dell’anno giudiziario. Parole severe per bollare qualsiasi alibi si possa accantonare per legittimare l’oblio, così si è espresso, di quelli che vengono definiti diritti sottili o diritti degli ultimi. Per fortuna, si è affermata la tutela sopranazionale dei diritti umani e delle libertà fondamentali, la cultura del diritto in grado di imporsi ai governi delle nazioni, e quindi la storica conquista della creazione di una giurisprudenza comune dei diritti umani”. “Coltivare queste conquiste contro ogni regressione è il modo più giusto e fecondo – ha concluso Napolitano – di rendere omaggio alla memoria delle vittime della Shoah, al sacrificio, alla resistenza, alla rinascita del popolo ebraico”.