GARIBALDI CON 1.000 UOMINI HA FATTO L’ITALIA E NOI CON 945 PARLAMENTARI LA STIAMO DISTRUGENDO. GLI STUDENTI A NAPOLITANO “CI DIA UN MOTIVO PER AVERE FIDUCIA”

napolitano“Come mai Garibaldi, con 1.000 uomini, ha fatto l’Italia e noi con 945 parlamentari la stiamo distruggendo?”. E’ una delle domande che gli studenti pesaresi hanno rivolto al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano rispondendo all’iniziativa del presidente della Provincia di Pesaro Urbino Matteo Ricci ‘Ditelo al presidente’, in occasione della visita del capo dello Stato a Pesaro per oggi, 25 aprile. Oltre 200 le domande pervenute, inclusa quella ‘garibaldina’ dello studente di un istituto agrario, e molti quelli che hanno registrato una clip in un video-box creato dalla Provincia. Domande e riflessioni sono state raccolte in un dvd che è stato  consegnato oggi a Napolitano. Le maggiori preoccupazioni dei ragazzi riguardano il lavoro. “Il problema è accettare che i nostri interessi, le nostre passioni, non corrispondano all’offerta lavorativa. E’ anche questa la prima causa di una mancata appartenenza allo Stato”, riflette Arianna. “Siamo stanchi di vedere i migliori cervelli nel call center e le solite facce prendere un sacco di soldi”, s’indigna Matteo. “Sono una giovane donna e sarò pertanto doppiamente emarginata dal mondo del lavoro: dovrò allora studiare solo per hobby e finché la mia famiglia potrà permetterlo?”, s’interroga Noemi. Diretto Carlo Maria: “Chiedo al presidente Napolitano almeno un motivo per avere fiducia nel Paese e per non andare all’estero a cercare fortuna”.    Nel ‘cahier de doleances’ anche l’istruzione: “Bisognerebbe investire su giovani e istruzione, non pensare alla scuola come una spesa ma come opportunità per rendere questo Paese competitivo rispetto agli altri”; “Negli ultimi anni la scuola pubblica sta avendo diversi tagli e i finanziamenti sono sempre meno, come mai si afferma che i giovani sono il futuro e poi si cerca di limitarglielo?”. Ma la delusione più tangibile è nei confronti della politica: “Nel nostro Paese ha fallito il suo compito e ha dovuto passare la mano ai tecnici, ha costi e privilegi insopportabili ma ancora oggi, nonostante i pesanti sacrifici imposti ai cittadini, non ha rinunciato praticamente a nulla”, argomenta Alessandro; “Come mai un giovane qualunque non riesce a entrare in politica? Entrano solo i figli dei politici”, commenta secco un futuro geometra. Impietoso Federico: “La classe politica degli ultimi 20 anni ha sprecato il patrimonio di valori lasciato in eredità dai padri della Repubblica”. “Ho passato metà della mia breve vita in un clima di dissenso, critica e insoddisfazione, sentimenti ora accentuati dalla crisi mondiale. Tutto questo ha portato ad un distacco dei cittadini dalla politica. Come mai Lei per primo non promuove un riavvicinamento concreto?”, chiede uno sfiduciato studente dello scientifico. Implacabile Filippo: “I parlamentari sono troppi, per scrivere e approvare leggi bisognerebbe ridurli dei due terzi”.   Tranchant altri giudizi sulla ‘casta’: “I politici hanno uno stipendio esagerato per quello che fanno e in questo momento di crisi servirebbe per altri scopi”; “Ma se tutti gli uomini sono uguali, come mai i politici costituiscono una classe sociale a parte?”; “Voi avete avuto il vostro futuro, non distruggete il nostro”.  Poi la crisi economica: “Come mai aumentano le tasse ma non migliorano i servizi offerti ai cittadini?”, domanda Edoardo; e Cecilia: “Mi piacerebbe che il nostro Paese diventasse nuovamente motivo di ammirazione da parte degli stranieri e che non fosse soggetto a critiche stereotipate”. Quindi c’é chi mette il dito nella piaga: “Anche se non lavoriamo, la crisi  economica la tocchiamo con mano nelle nostre famiglie, nelle aziende che chiudono intorno a noi, nelle persone che conosciamo che perdono il lavoro e questo mette ansia per il futuro”.  Sui valori della Resistenza, una domanda per tutte: “La memoria degli uomini che hanno gettato le basi della Repubblica italiana potrà far recuperare la gratuità dell’impegno politico e la dedizione per il bene della collettività?”.

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