ECCO I DIECI ERRORI CAPITALI DI BERLUSCONI CHE ORA IL PAESE PAGA

berlOggi la casa rischia di bruciare. I segnali di fumo c’erano da tempo, e molti hanno evitato di vederli. La fragilità della ripresa, la pesantezza del debito, la paralisi sul fronte degli investimenti: molte «Cassandre» si sono esercitate a puntare il dito sulle debolezze italiane. Oggi i «pessimisti» sono scomparsi, e si invocano i pompieri. Ma chi ha acceso il cerino sotto una tanica di benzina che rischia di travolgere per prime le fasce più deboli del Paese ha un nome preciso: il governo di centrodestra. Una dopo l’altra, l’esecutivo ha infilato una serie di mosse sbagliate che hanno trascinato l’Italia nel cono d’ombra della speculazione.

Ecco i dieci errori capitali imputabili a Silvio Berlusconi e ai suoi alleati.

1. Scaricabarile. Le tabelle della finanziaria «parlano» più di qualsiasi discorso. La correzione prevista è sostanzialmente inesistente per quest’anno e l’anno prossimo. Una sforbiciata che in realtà non supera i200 milioni. Il grosso peserà sul futuro governo, nel biennio successivo. Un vero gioco a nascondino: Giulio Tremonti si fa bello in Europa impegnandosi a un pareggio già nel 2014 (termine non obbligatorio), e poi passa il cerino ai suoi successori. Qui parte la crisi di credibilità.

2. Balletto di cifre. Il Tesoro ha lasciato trapelare prima un intervento da 43 miliardi, poi uno da circa 50, addirittura si è arrivati a 68. Peccato che alla fine tutte le anticipazioni sono state smentite dal testo della manovra, tenute lontano dai riflettori per giorni e giorni. Il ministro ha «nicchiato » anche davanti ai giornalisti, tentando di sommare il rientro di un anno con quello successivo. Solo in serata ha dovuto ammettere che anche le deleghe contribuiscono alla manovra.

3. Il «buco». Mancano almeno 15 miliardi: saranno quelli che la riforma fiscale dovrà reperire. Annunciata come grande rivisitazione del fisco antiquato, come realizzazione di quella storica promessa del «meno tasse per tutti», oggi quella riforma si tramuta nel suo contrario: più tasse, meno agevolazioni, meno assistenza.

4.Risparmio tartassato.Il prelievo sul conto titoli ha avuto l’effetto deflagrante dell’allarme rosso. Dai «pacchetti» dai 50mila euro in su lo Stato rastrellerà 720 milioni in più già da quest’anno per arrivare alla cifra di 2,4 miliardi dal 2014 in poi. Un salasso. La platea potrebbe essere la stessa di quella dei pensionati presi di mira dal blocco della rivalutazione (contribuiscono per un miliardo), che spesso investono in titoli la liquidazione. Sul fronte del credito c’è anche l’aumento dell’Irap per le banche, oggi esposte alle turbolenze finanziarie.

5. Scossa mancata. Da gennaio Silvio Berlusconi parla di scossa. Peccato che sia arrivata solo sui giornali. I mercati lo sanno, e senza crescita condannano l’Italia al declino. Il governo ha prodottountopolino:undecreto sviluppo in cui si cedevano spiagge (misura cancellata) insieme ad altre micromisure di cui le imprese non si sono neanche accorte.

6. Niente mercato. Il presidente Antitrust lo ha detto chiaro e tondo: servono le liberalizzazioni. Su questo fronte il governo invece di fare ha disfatto, reintroducendo tariffe minime e mercati protetti. In zona Cesarini è riuscito a varare una riforma dei carburanti, introdotta con un emendamento al Dl concorrenza. Troppo poco per crescere.

7. Conflitto sindacale. In questo caso il governo è recidivo. Spaccare i sindacati è stato un obiettivo anche della scorsa legislatura. Il risultato è stato amplificare il conflitto, con danni pesanti per il sistema produttivo. Esattamente il contrario di quello che serve nelle fasi di emergenza.

8. Ministro isolato. Giulio Tremonti ha perso l’appoggio della Lega, esponendo così il fianco anche al fuoco amico nel Pdl. Una situazione di instabilità, che ha suscitato i timori degli investitori.

9.Premier impresentabile.Berlusconi che infila nella manovra la norma salva-Fininvest è la fotografia di un leader allo sbando. Nulla di più «pericoloso» per gli investitori.

10.Comiche finali. Quel «cretino» affibbiato al ministro Renato Brunetta durante la conferenza stampa sulla manovra, con la prima linea del governo schierata davanti a un esercito di telecamere è la pietra tombale.

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