È SILVIA PARESCHI LA SECONDA FINALISTA DEL PREMIO ANNIBAL CARO

E’ Silvia Pareschi la seconda finalista del Premio Annibal Caro scelta dal Comitato tecnico per la traduzione di “Jesus’Son” dello scrittore americano Denis Johnson, considerato uno degli ultime eredi di Jack Kerouac.
Una raccolta di racconti che l’autore, vincitore del National Book Award e finalista per due volte del premio Pulitzer, scrisse nel 1992, approdato in Italia nel 2000, dopo che se ne trasse un film omonimo, ora ritradotto per la Einaudi.
Un libro culto della letteratura americana contemporanea, il cui titolo arriva da un brano musicale dei Velvet Underground, “Heroin”, scritto e cantato da Lou Reed.
“Jesus’ Son” è scritto in una lingua spoglia e luminosa che ricorda per certi versi Hemingway e Carver. Storie di uomini derelitti e donne sbandate, figure ai margini, persone che frequentano i bordi delle città, piccole o grandi città che siano, e violenza e amore. Personaggi che possiamo scorgere tra le pieghe della nostra società, aprendo bene gli occhi.
Silvia Pareschi è tra le più note e affermate traduttrici dalla lingua inglese. Ha dato voce e parola italiana a scrittori come Jonathan Franzen, Don DeLillo, Alice Munro, Cormac McCarthy. È anche autrice di “I jeans di Bruce Springsteen” e altri sogni americani, un viaggio coast-to-coast, tra reportage e fiction, dell’America più strana e bizzarra.
I 120 giurati della Cara Giuria dei lettori del Premio dopo aver viaggiato in terra irlandese con il protagonista di “Ossa di sole” di Mike McCormack, che si è personalmente complimentato con il suo traduttore italiano, Luca Fusari, per essere tra i tre finalisti, sono pronti a fare le valige e a trasferirsi metaforicamente in America.

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