È MORTO IL RICCIO DI VIA CARNIA

Un po’ tutti abbiamo sentito parlare di affetto nei riguardi di cani, gatti, tartarughe, pesciolini, uccellini, conigli, porcellini d’India o cavie e chissà quant’altro ancora, ma per un riccio francamente no. Eppure, dobbiamo ricrederci, in quanto anche per questo piccolissimo animaletto, con tanti aculei per tenere alla larga chi volesse aggredirlo e che nelle situazioni di rischio si aggomitola come una ciambella, si può provare tenerezza.
Protagonisti della storia di cui siamo venuti a conoscenza diretta, un riccio e la signora Paola Piras (nella foto con il riccio a portata di mano) che percorrendo via Carnia, dove si trova la caserma dei carabinieri, ha trovato giorni fa un riccio mentre si accingeva ad attraversare la strada, esponendosi al rischio di essere investito da qualche autovettura. Lo tenne a bada e resasi conto che l’animaletto non stava completamente bene, lo ha portato a casa. Attenzione! I ricci selvatici sono animali protetti per cui non possono essere tenuti in cattività, solo nei casi in cui è necessario per la loro salute. Quello che fece la signora Piras che si preoccupò subito delle condizioni del piccolo ospite, “che aveva muco al naso – ci ha raccontato – e starnutiva”, e interessò subito un veterinario di sua conoscenza, che le consigliò di farlo visitare da un collega di Monte S. Giusto, specialista in animali selvatici. Non si è certo perso tempo e si è subito proceduto alle analisi delle feci dalle quali è emerso che l’animale era affetto da “crenosoma polmonare” (parassita polmonare) , malattia evidentemente grave. Sta di fatto che dopo un paio di giorni “l’animaletto, che era un piccolo maschio – ci ha confidato la signora per telefono –, è morto e ho pianto per lui”. Una storia, dunque, semplice, ma che ha degli aspetti di profonda bontà e riguardo anche per una creatura di marginale importanza del nostro mondo e per questo abbiamo ritenuto di raccontarla.