Non ha tardato la Civitanovese a prendere posizione sulle disastrose decisioni prese dal giudice sportivo della serie D, per cui il malumore che da tempo serpeggiava è venuto fuori in maniera palese anche perché, a questo punto, viene messa a rischio una stagione e oltretutto il buon nome di una società che ha trascorsi illustri in ambito professionistico e in quello dell’Interregionale. Vale la pena di leggere l’ampio esame che il presidente, Attilio Di Stefano, fa in merito all’accaduto, con un comunicato stampa dall’inequivocabile titolo: “La mia Civitanovese è scomoda?”.
“Alla luce di quanto si sta materializzando ai danni della squadra della Civitanovese restiamo basiti e sconcertati di come si stia mettendo in atto concretamente un complotto per destabilizzare non solo la squadra composta da tutti i giocatori e dal suo staff, fatto di professionisti in un ambiente di tanti dilettanti, ma anche contro tutta la tifoseria che ci ha sempre supportato nonostante le tante difficoltà da un anno a questa parte, e quindi contro l’intera città di Civitanova Marche. Infatti, dopo gli episodi della partita contro l’Agnonese, prima potevano soltanto ravvisarsi dei sospetti sul pregiudizio nei confronti della mia squadra, metodicamente penalizzata da una lunga serie di episodi che hanno inciso sulla nostra classifica, episodi che sono accaduti sotto gli occhi di tutti: un quadro ben organizzato anche da chi ha militato nell’orbita attorno alla squadra ed adesso “sputa nel piatto dove ha mangiato”. Un disegno intenzionalmente predeterminato ed attuato nei momenti e nelle sedi opportune, fatto di ammonizioni, espulsioni, rigori e falli inesistenti, squalifiche spropositate e gol validi ma annullati. Se è vero che il gioco del calcio rispecchia quello della vita in cui tutti possono sbagliare, è anche vero che la buonafede può non bastare più a giustificare certi atteggiamenti perpetrati scientificamente. Adesso dobbiamo amaramente constatare che l’ombra del complotto si sta allungando su una squadra e su un movimento quello rossoblu, che evidentemente risulta scomodo a determinati “piani alti”, volendo fittiziamente condizionare i risultati del campo che parlano di una squadra di combattenti ed incorruttibili. La Civitanovese è una squadra che, come tante altre realtà dello sport italiano ed europeo, oggi come oggi si dimena tra tante difficoltà, questo è vero, ma siamo in buona compagnia. Ma la nostra forza sta proprio nel non mollare mai, nel contrastare con ogni mezzo a disposizione tutti gli ostacoli che incontriamo nel campo e fuori. Questo è il messaggio recepito anche da tutto il settore giovanile che si muove con ottimi risultati dietro la nostra squadra: ora che esempio diamo ai bambini ed alle loro famiglie? Questo è sempre stato il nostro credo e non permetteremo a nessuno di costringerci ad accettare compromessi o considerarci dei perdenti. Tutto quello che è successo giovedì sera sembra l’epilogo di una sceneggiatura fatta ad arte, come in un film dove hanno già scritto il finale, volendo far scivolare la Civitanovese nel baratro dei play-out: le decisioni delle “giacchette nere” e degli “emissari” hanno voluto provocare non solo la tifoseria, addirittura rendendola responsabile di atti inenarrabili degni di scenari da guerra civile, ma un’intera città che con la sua economia ha sempre voluto rivitalizzare una squadra con un blasone di quasi un secolo. Posso dire che come solo pochi mesi fa questa squadra era da sola in testa alla classifica e dominava nei derby anche io ero sul carro dei vincitori, e non intendo scendere adesso che la mia squadra è attaccata su più fronti da chi vuole distruggere i miei sacrifici e la nostra storia. Non staremo a guardare, non saremo complici muti di questa disfatta del calcio e non saremo le vittime sacrificali scelte da chi vuole comandare fuori dal campo. Risponderemo a questi attacchi con azioni veementi anche a costo di non far scendere in campo la squadra nelle prossime partite, e chiameremo a rispondere la Lega ed i rappresentanti degli arbitri per il danno all’immagine della nostra società, della città di Civitanova e nei confronti di chi crede che il calcio sia ancora un gioco pulito”.