Secondo la corte di Appello di Ancona detenere dell’hascisc in quantità superiore ai limiti di 0principio attivo previsti dal decreto del ministero della Salute dell’11 aprile 2006, e successive modifiche, non costituisce reato: è l’accusa a dover dimostrare che lo stupefacente è destinato allo spaccio. Per questo motivo, la corte d’Appello di Ancona ha assolto un giovane di Civitanova Marche dall’accusa di spaccio di sostanze stupefacenti. “E’ la prima sentenza del genere emessa in primo o secondo grado”, dice il difensore dell’imputato, avv. Paolo Cicconi. I giudici di appello si sono rifatti ad un pronunciamento della Cassazione che risale al 2009. L’uomo era stato condannato (in abbreviato) dal Tribunale di Camerino nel dicembre 2009 a sei mesi di reclusione: due anni prima i carabinieri lo avevano trovato in possesso di 20 grammi di hashisc. La corte d’Appello si è adeguata agli ultimi orientamenti della Corte di Cassazione, che con la sentenza n. 45916 del 2009, ha stabilito che “la legge Fini-Giovanardi relativamente alla detenzione di droga a uso di terzi non ha cambiato l’assetto normativo precedente: non basta il superamento della soglia di principio attivo indicata dalle tabelle ministeriali a far scattare il reato. Va esclusa ogni presunzione, assoluta o relativa, di spaccio o comunque di destinazione a terzi. Il superamento del ‘tetto’ di principio attivo dello stupefacente indicato dalla norma è solo uno degli elementi sintomatici che il giudice deve prendere in considerazione all’atto della sua decisione. Gli altri sono il peso lordo complessivo della sostanza e il confezionamento (il frazionamento in dosi rivela lo spaccio)”.