DECISIONI INDIVIDUALI, CONTROLLO DI VICINATO E SICUREZZA URBANA

Venerdì 27 settembre, si è tenuto presso la Sala Cecchetti della Biblioteca “Silvio Zavatti” di Civitanova Marche il CONVEGNO dal titolo “Decisioni Individuali, Controllo di Vicinato e Strategie Integrate di Sicurezza Urbana”. I Relatori sono stati il dottor Andrea Grosso, Psicoterapeuta ed Esperto di Sviluppo del Potenziale Umano con una relazione dal titolo “L’impegno personale nella costruzione di un Mondo Nuovo. Sfide per la vita della comunità”; il dottor Giuseppe Bommarito, Avvocato e Presidente dell’Associazione “Con Nicola, oltre il deserto di indifferenza”, con una relazione dal titolo “Il contributo personale alla legalità. L’esperienza di un padre e di un avvocato nella provincia di Macerata” ed il dottor Domenico Bevilacqua, in rappresentanza del dottor Francesco Caccetta, presidente della Italian Neighbourhood Watch Association, con una relazione dal titolo “Controllo di Vicinato e strategie integrate di sicurezza urbana: riduzione delle vulnerabilità individuali, collaborazione tra vicini e recupero del capitale sociale”.
Il dottor Grosso ha evidenziato questioni veramente molto complesse. Da esperto di sviluppo del potenziale umano, ha innanzitutto sottolineato come la bassa presenza di pubblico al convegno sia stata un segno di quanto bisogno vi sia del Controllo di Vicinato. Come premessa, ha parlato della situazione odierna, in cui ogni parola è talmente pregna di significati, spesso in antitesi rispetto alla parola utilizzata, che è necessario specificare quel che si intende. Continuando, ha mostrato l’illusorietà della scelta, quando utilizziamo la mente ordinaria che non consente di uscire da quanto proposto dall’esterno, citando anche il personaggio del Merovingio nella trilogia di Matrix, quando afferma: «La scelta è solo un’illusione creata e posta tra chi ha potere… e chi non ne ha». Il basso interesse verso alcuni argomenti, quindi, è dovuto al fatto che troppe persone associano tali argomenti, tipo il Controllo di Vicinato, ad una certa parte partitica. L’interconnessione (tra gli umani, con i vegetali, gli animali), invece, è sempre stata la caratteristica del vivere umano ed è una cosa talmente ovvia che non viene mai notata, un “ovvio elusivo” dalle pessime conseguenze, come il fatto che stiamo tutti respirando la stessa aria. Passando dalla visione globale al tentativo di produrre un mondo nuovo, occorre notare come le tante rivoluzioni di ogni tipo che abbiamo avuto nei millenni non sono state in grado di creare il paradiso terrestre. Questo perché si cade nella trappola messianica, per cui qualcuno attende un qualche tipo di messia (politico, scientifico, economico, ecc…) che cambi le cose; ma chi fa le scoperte sono sempre esseri umani, quindi, forse, il problema siamo noi come esseri umani. Se le cose stessero veramente così, ci sarebbe un problema. Nella storia, abbiamo sempre avuto un apprendimento identificabile come “pastore-pecore” che, però, crea il problema per cui la maggior parte delle persone si adegua perché le hanno detto di far così. Nei nostri quartieri, nelle nostre vie, nel Controllo di Vicinato, si aspetta, pertanto, qualcuno che faccia qualcosa, qualcuno che si muova, qualcuno che organizzi. Se questo sistema ha funzionato nel passato, ora, però, crea delle situazioni problematiche, e la prima è la non assunzione di responsabilità. La differenza si fa solo se cominciamo a responsabilizzarci. Le cose dal basso possono cambiare se ognuno di noi cresce interiormente e, partendo dall’interno, le cose si possono cambiare. Chi si fa domande e chi si assume la responsabilità diventa agente del cambiamento. Cambiare la nostra visione, aprire gli occhi, scoprire cosa possiamo fare e scoprire che possiamo fare molto è il modo per cambiare le cose. Scendendo ai nostri quartieri, difficilmente la situazione cambierà. Cercando di comprendere l’attuale comportamento di molti, se ognuno di noi è dentro i propri problemi, le proprie responsabilità, è difficile avere spazio per altri argomenti, quindi, si può capire che non ci sia spazio per pensare al proprio vicino di casa e questo fa male, in primo luogo, a noi stessi, perché siamo animali sociali interconnessi, ma stentiamo a percepirci come appartenenti alla stessa razza umana che abitano la stessa casa. L’invito pratico, quindi, come motore del cambiamento, è credere che noi dobbiamo cambiare, liberarci dai condizionamenti, aprire i nostri cuori e spontaneamente ci verrà di occuparci dei nostri vicini. Chi vuole saperne di più consulti: http://www.andreagrosso.it/
L’avvocato Bommarito ha iniziato raccontando la propria esperienza di padre che ha perduto un figlio per un’overdose di eroina. Dieci anni faceva l’avvocato, con una vita normale, molta indifferenza e, poi, la vita lo ha colpito con la violenza di un macigno lanciato dalla cima di una montagna. Quando il figlio morì, non lo nascose, benché i giornali avessero scritto che era morto per cause naturali. Il primo intervento pubblico che fece, fu proprio per dire che il figlio era morto per eroina e che la sua morte facesse da monito per tanti ragazzi che scherzano col fuoco. Dopo un periodo di mera sopravvivenza, ha cominciato a riprendere quota e ad interessarsi al motivo per cui il figlio perse la vita, la droga. Da una conoscenza superficiale cominciò ad informarsi e, qui, entra in scena le legalità. Le droghe, infatti, sono un insieme di fatti, sociali, sanitari, legali, interconnessi. Studiando, cominciò a capire come funzionassero i meccanismi criminali. Quindi, cominciò a capire ed a segnalare alle forze di polizia, poiché, come cittadino, ritiene che non sia giusto assistere indifferentemente a questa tragedia che sta prendendo tanti giovani. E l’associazione si chiama CON Nicola poiché, insieme a lui, ci battiamo contro l’indifferenza. Lo spaccio, infatti, è il fenomeno terminale di una situazione molto più vasta. Chi è che tiene le fila che consentono di far arrivare le dosi ai consumatori? Le organizzazioni criminali, potentissime, che gestiscono anche a livelli internazionali lo spaccio. La ‘ndrangheta è leader mondiale, dopo aver scalzato Cosa Nostra che, nel secondo dopoguerra, ha aperto la filiera della droga nel mondo. Si calcola che le organizzazioni criminali hanno un reddito annuo di 140 miliardi di euro, di cui il 70-80% viene dal mercato della droga. Guadagni spaventosi in tempi brevi. Nella nostra regione, ci siamo cullati per anni nella favola dell’isola felice, dicendo che le mafie stanno altrove. Così non è. Sottovalutazione totale che ha tentato di combattere segnalando a chi di dovere, non sempre con risultati apprezzabili. Ad esempio, quando segnalò ad un colonnello dei Carabinieri la presenza di alcune situazioni da verificare in un grosso centro commerciale alle porte di Macerata, dove c’erano nei bilanci milioni di euro di prestiti infruttiferi dei soci – modalità tipica di riciclaggio dei soci, il colonello gli chiese se, per caso, lui non sostenesse una cordata concorrente. Poi, le cose sono cambiate e l’avvocato Bommarito si è fatto conoscere. All’inizio, nel 2010, oltre a segnalare, scriveva in un giornale cartaceo per far emergere il problema della droga e proporre aiuti alle famiglie colpite, visto che le istituzioni fanno acqua. Scrisse diversi interventi per coinvolgere gli attori coinvolti, poi, il capopagina gli disse di smettere perché altrimenti sarebbe sembrato che Macerata fosse la capitale della droga. Chiusa questa porta, si aprì il portone di Cronache Maceratesi, che gli diede visibilità nella campagna di sensibilizzazione, malgrado le accuse rivoltegli per anni di essere una persona disturbata che faceva emergere i propri disturbi in quello che scriveva. Poi, le cose accadute a Pamela Mastropietro rivelò la situazione di sottovalutazione, di spaccio arrogante sotto gli occhi di tutti, una situazione di totale degrado sociale, in cui ragazzini adolescenti vengono adescati all’uscita od all’ingresso a scuola. Una situazione gravissima che poteva emergere ovunque, anche a Civitanova. Situazione sottovalutata, ma gravissima, che riguarda i nostri figli. Ci preoccupiamo dei cervelli in fuga, ma non dei cervelli che vanno in fumo. Oggi, ad 11/12 anni, tutti i ragazzini entrano a contatto con il mondo della droga, quindi, tutti i ragazzini hanno esperienze dirette od indirette con la droga. E non si fa niente, o molto poco, per combatterla. Non bisogna parlarne. Lui venne accusato di essere un profeta di sventura, un cacciatore di siringhe, per aver cercato di far capire quanto sia grave il fenomeno, quanto sia ignorato e quanto sia destinato a peggiorare. E la verità è che non vi è un sistema normativo e repressivo in grado di combatterlo. Anzi, le normative attuali incentivano lo spaccio. Uno spacciatore, se preso, viene condannato a pene bassissime. Un capo-clan, per quantitativi ingenti, rischia massimo 12 anni, sempreché sia così sfortunato da essere uno di quelli il cui carico viene intercettato, visto che si intercetta meno del 10% dei carichi in entrata in Italia. Ci dividiamo anche in proibizionisti ed antiproibizionisti per la cannabis, ma noi abbiamo un sistema falsamente repressivo, con anche magistrati che ne fanno uso. Si crede che non sia un problema quando, invece, oggi, la cannabis è una sostanza tossica potentissima, devastante, maggiorata nei suoi effetti anche da coltivazioni geneticamente modificate. Si è passati da una concentrazione di principio attivo del 2/3% ad una del 40/50/60%. Non è come bere un bicchiere di vino che, peraltro, nemmeno fa bene agli adolescenti con il cervello in formazione. È una sostanza che, peraltro, viene venduta anche mischiata ad eroina e cocaina. Il discorso, quindi, è ristretto a pochi concetti. Il problema della droga è enorme e va affrontato a livello istituzionale, ma dovrebbe essere la priorità di ognuno di noi. Civitanova è una città che si presta particolarmente perché è una città ricca, dove girano molti soldi e ci sono molte attività tipiche che interessano la criminalità. E dove c’è la criminalità organizzata, gira la droga. Civitanova ha una casa da gioco che è la seconda del centro Italia ed ha una presenza di persone spaventosa, essendo una città di 150/160.000 abitanti, la maggiore potenza economica nella regione che registra la maggiore presenza di criminalità organizzata. Il problema è grave, esiste ed è di tutti noi. Nessuno di noi può voltarsi dall’altra parte, perché poi i destinatari finali di questo sistema infernale della droga portata dalla criminalità organizzata sono i nostri figli e queste situazioni vanno a sbattere contro ragazzini poco preparati e poco informati. Ed associazioni come l’Associazione Controllo di Vicinato Civitanova Marche, con tutti i suoi limiti, sono preziose perché cercano di sollecitare in ciascuno di noi il desiderio di legalità, di impegno che ognuno di noi può mettere nel capire, collaborare e sollecitare le istituzioni e cercare di fare la nostra parte. È un problema di responsabilità. Le rivoluzioni si fanno solo quando ognuno di noi o molti di noi si mettono sulle spalle di problemi, non li evitano e cercano nel loro piccolo di risolverli. Perché, se una persona da sola può fare poco, cento persone messe insieme possono fare molto e comunque spostare alcuni equilibri, possono premere ed insistere perché le cose, a poco a poco, cambino. Diamoci tutti da fare perché siamo tutti chiamati ad una lotta senza quartiere e senza fine, perché i nostri figli vengono continuamente tentati e spinti verso un abisso che può rovinarli.
Il dottor Bevilacqua, innanzitutto, ha annunciato che il dottor Francesco Caccetta ha accettato di diventare Presidente Onorario dell’Associazione Controllo di Vicinato Civitanova Marche. Secondariamente, ha fatto presente di aver consegnato alla Regione Marche il progetto di legge regionale sul Controllo di Vicinato approvato dal Consiglio Regionale del Veneto all’unanimità. L’intervento, poi, si è diretto a spiegare l’importanza delle decisioni sia dei singoli individui sia delle pubbliche amministrazioni. Ha iniziato raccontando la storia del Controllo di Vicinato, nato ufficialmente nel 1972 negli Stati Uniti con il nome di Neighborhood Watch ed arrivato in Europa nel 1982 nel Regno Unito, come esempio di decisione individuale di essere meno vulnerabili, meno indifferenti e più dedicati alla costruzione di una comunità solidale. È poi passato brevemente a precisare le tre teorie criminologiche che sono alla base del CdV: la “Teoria delle finestre rotte” che, come noto, ha scoperto che una persona che si trova in un’area degradata è più portata ad aumentarne il degrado, quindi, è importante la manutenzione degli spazi pubblici e privati; la “Prevenzione del crimine attraverso la progettazione ambientale (pubblica e privata) – CPTED” che dimostra come sia le singole persone sia le amministrazioni comunali possano decidere di progettare i luoghi in maniera da promuovere il decoro ed una bassa vulnerabilità ai comportamenti criminali e la “Teoria della prevenzione situazionale” che dice che un crimine può verificarsi solamente in presenza di tre elementi, un malvivente, un obiettivo appetibile ed una mancanza di controllo. L’obiettivo appetibile sono le persone e le loro proprietà, mentre il controllo informale è quanto le persone possono fare. Pertanto, la decisione individuale è fondamentale per ridurre i tassi criminali. Come ponte verso il secondo convegno della serie, che sarà tutto dedicato alle decisioni pubbliche, ha illustrato la costituzione, nel Regno Unito, di una rete di centri di ricerca di livello universitario che fornisce alle varie amministrazioni pubbliche prove scientifiche su ciò che funziona, affinché le amministrazioni basino le proprie decisioni sui fatti e non sulle opinioni. Uno di questi centri ricerca, il “College of Policing” fornisce la conoscenza, la formazione e gli standard di azione alle polizie di Inghilterra e Galles. Tale College ha evidenziato come il CdV sia efficace nel ridurre la criminalità ma lo sia solamente un tipo di CdV, chiamato “Controllo di Vicinato Plus”, che contiene le azioni per la riduzione delle vulnerabilità. In questa tipologia di CdV, più ampia rispetto a quella che contiene solamente l’invito a segnalare situazioni anomale, è ancora più fondamentale la formazione dei membri dei gruppi di vicini nelle tre parti che costituiscono, appunto, il CdV Plus. In Italia, il CdV Plus, unica forma di CdV che funziona, è quanto il dottor Caccetta va diffondendo da anni ed è supportato dall’Associazione Nazionale Controllo di Vicinato – ANCDV con il sostegno della Italian Neighbourhood Watch Association – INWA, nate nel 2018 a partire dalla fuoriuscita, dalla vecchia associazione creata nel 2015, di 8 membri su 9 dal Direttivo, dell’intero Comitato Scientifico e di tutti i formatori, a causa di irreconciliabili differenze di metodi ed obiettivi. A Civitanova, il “CdV Plus” è il progetto che il dottor Bevilacqua e l’architetto Petrelli hanno portato all’attenzione della cittadinanza nel 2015 e che continua ad andare avanti grazie all’Associazione Controllo di Vicinato Civitanova Marche. Le decisioni dell’amministrazione comunale civitanovese di farsi supportare, per motivazioni ignote, da chi non approva ed anzi nega l’efficacia del “CdV Plus” non possono portare a nulla di buono, come il dottor Caccetta ha avvertito nel suo articolo “I Pericoli del Controllo di Vicinato”, in cui afferma che: «purtroppo, come per ogni progetto vincente, ci sono sempre persone che cercano di accaparrarsi una fetta di notorietà pur non avendo alcun titolo e soprattutto, cosa più grave, alcuna competenza in materia, spacciando prodotti simili e rischiando così di far prendere pieghe pericolose alla realizzazione del programma, con danni irreversibili per i territori dove il CdV viene malamente applicato.» Infatti, «Il progetto del CdV richiede un protocollo ben definito, fondato su tre pilastri fondamentali, più volte spiegati dai fondatori ma spesso disattesi per convenienze personali o per scarsa preparazione. Tali capacità e competenze si apprendono durante gli incontri formativi con persone adeguatamente preparate dalle associazioni nazionali quali INWA (che si occupa di studio, ricerca e formazione sui fenomeni del controllo di vicinato internazionale, presieduta da Francesco Caccetta) e ANCDV (Associazione Nazionale e rete di tutte le associazioni di CDV sparse nel territorio italiano, presieduta da Leonardo Campanale).» Inoltre, «alcune persone, avviate al progetto come meri esecutori, spesso si arrogano competenze inesistenti, arrivando a suggerire ai sindaci alternative pericolose da inserire nei protocolli, quali, ad esempio, una inutile e dannosa eccessiva responsabilizzazione dei coordinatori, snaturando di fatto il progetto. Altro rischio, con questa forma di dipendenza gerarchica o piramidale, è quello di avvicinarsi troppo al concetto di ronda, già più volte dimostrato inutile e dannoso».
Il Convegno si è chiuso con i consigli ai Sindaci del dottor Caccetta. In primo luogo, i Sindaci dovrebbero «chiedere a colui che si presenta come coordinatore o referente di zona quali siano i componenti del consiglio direttivo della associazione da lui rappresentata; chiedere di fornire lo statuto dell’associazione ed i componenti del comitato scientifico, al fine di evitare di cadere in mano di autodidatti, sicuramente armati di buona volontà, ma con scarse o nulle esperienze e competenze.» Secondariamente, «spesso il pensiero predominante degli pseudo-esperti è quello della foggia del cartello da esporre, che deve essere assolutamente autorizzato dal grande capo dell’associazione, pena la scomunica a vita dal CdV ed il diniego ad usare il simbolo magico.» In terzo luogo, «gli stessi pseudo esperti, pur di sostenere le loro convinzioni, ricorrono ad una sorta di negazionismo scientifico, dichiarando che il CdV non necessita di esperti o scienziati ma solo di persone di buona volontà. Questo negare ciò che, invece, un’intera comunità scientifica accetta sulla scorta di innumerevoli dati incontestabili, nasconde forse, semplicemente, una banale ricerca di protagonismo». Infine, il dottor Caccetta afferma che «ci permettiamo di dire ai Sindaci ed ai cittadini che vogliono fare Controllo di Vicinato, di non cedere a queste minacce ed a questi metodi settari: – affidatevi ad associazioni Nazionali assolutamente democratiche, dove convergono la maggior parte delle associazioni di controllo di vicinato italiane; – sceglietevi il cartello da soli o accettate quelli gratuiti e senza vincoli offerti da INWA e ANCDV e unitevi alla rete nazionale senza vincoli di alcun tipo; – i coordinatori sono soltanto punti di riferimento per i loro gruppi e anelli di congiunzione con le Autorità e le forze dell’ordine, non sono agenti speciali e non fanno i poliziotti privati. Parliamo di volontariato e non di guardie giurate o pseudo poliziotti. In sintesi: Sindaci non affidatevi ai primi che vengono a parlarvi di Controllo di Vicinato, accertatevi sempre che non si tratti di autodidatti o egocentrici in cerca di emergere, la Sicurezza è una cosa seria e va gestita da professionisti, non da persone che alle spalle hanno il nulla».

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