DALLA “ROBIN TAX” 4 MILIARDI PER L’ITALIA

borsaLa proposta del sindacato internazionale rilanciata dalla Cgil. “Banche e fondi speculativi possono permettersi di pagare, facciano la propria parte”

Tassare le operazioni finanziarie per rilanciare l’economia e limitare le speculazioni di banche e grandi operatori. Una sorta di ‘Robin Hood Tax’, ispirata a quella più famosa lanciata quasi quarant’anni fa dall’economista premio Nobel, James Tobin. In Italia, lo 0,05% sulle transazioni, in media, darebbe un gettito pari a 3,89 miliardi di euro, portando risorse allo Stato pari allo 0,2 per cento del Pil. Ancora maggiori sarebbero i risultati nei paesi con mercati finanziari più sviluppati come Germania (1 per cento del reddito nazionale) o Inghilterra (6,3 per cento).

In caso di applicazione in tutto il mondo, le entrate complessive sarebbero di 400 miliardi di dollari, fondi che potrebbero essere destinati alla lotta alla povertà e al contrasto dei cambiamenti climatici. Il gettito effettivamente riscosso potrà essere superiore o inferiore, dipende da molti fattori (numero di paesi coinvolti, aliquota applicata a ciascun prodotto finanziario e impatto sul mercato): in qualsiasi modo si scelga di fare i conti, si tratta comunque di una cifra consistente che potrebbe avere un forte impatto sull’economia reale.

La proposta in dieci punti è stata elaborata dalla Confederazione internazionale dei sindacati (Csi) che è riuscita a coinvolgere tutte le organizzazioni dei lavoratori e può contare anche su “sponsor” autorevoli: in Francia spinge in una direzione simile il presidente Nicolas Sarkozy; in Germania la cancelliera Angela Merkel. Tra le personalità che hanno aderito, l’ex presidente del Brasile, Ignacio Lula e i premi Nobel per l’Economia Paul Krugman e Joseph Stiglitz.

La Ttf – questo l’acronimo per Tassa sulle transazioni finanzarie – è stata presentata il 17 febbraio in convegni e conferenze stampa dei sindacati in tutto il mondo. Nel nostro paese è stata illustrata dalla Cgil presso la sede nazionale in Corso d’Italia 25, a Roma. Nell’occasione, la segretaria generale della confederazione, Susanna Camusso, ha inviato al presidente del Consiglio Silvio Berlusconi e al ministro dell’Economia Giulio Tremonti una lettera con i dieci punti del documento, invitandoli a sostenere la proposta nella prossima riunione dei ministri finanziari del G20.
“La tassa – si legge nel documento – non graverebbe sulla gente comune, sarebbe cioè altamente progressiva: la compravendita di beni finanziari, quali obbligazioni e derivati, interessa infatti istituzioni finanziarie, banche d’investimento e fondi speculativi, non tanto il pubblico generale”. Resterebbero infatti escluse transazioni abituali come i pagamenti per beni e servizi, le prestazioni di lavoro, le rimesse all’estero, i prestiti interbancari a breve termine e tutte le operazioni ordinarie (prelievi, versamenti, bonifici). Di fronte a una crisi che hanno contribuito a generare, prosegue il documento, “le istituzioni finanziarie possono permettersi di pagare ed è giusto che mettano la propria parte”.

In molti paesi le Ttf già esistono: “Nel corso degli ultimi decenni – osserva il sindacato internazionale – oltre 40 nazioni le hanno introdotte a carattere permanente o transitorio. In particolare il Regno Unito, che riscuote circa 5 miliardi di dollari l’anno tramite l’imposta di bollo sulle transazioni azionarie. Introdurre Ttf ben concepite e a tassi ragionevoli – osserva dunque il Csi – non significa spingere le istituzioni finanziarie a prendere armi e bagagli e andarsene”.

Oltretutto, l’applicazione sarà semplice e non dispendiosa: “È una delle lezioni apprese dalle oltre quaranta già introdotte nel mondo: i costi di riscossione sono bassi”, si legge nel documento di presentazione. Riscuotere le Ttf tramite sistemi di regolamento centralizzati “renderebbe anche estremamente difficile il mancato versamento o l’evasione dell’imposta: sono state le banche stesse a creare i sistemi di regolamento delle transazioni, per dotarsi di reti di sicurezza e minimizzare i rischi associati alle grandi transazioni di denaro”.

La proposta prevede che transazioni di prodotti finanziari di tipo diverso possano essere soggette ad aliquote diverse. Quello dello 0,05% è un valore medio calcolato su diverse classi di beni e dovrà variare in base ai mercati specifici: più basso per il mercato all’ingrosso degli scambi di valuta estera (dove si registrano volumi estremamente elevati), più alto per i titoli azionari in cui il valore fissato potrebbe raggiungere lo 0,5%, ovvero l’aliquota attualmente prevista dal Regno Unito per la Ttf. (m.m.)

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