CRISI: ‘VIRUS’ INFELICITA’ COLPISCE 51% ITALIANI. PER IPSOS 38% E’ DEPRESSO

infelicitaSi chiama “mancanza di prospettiva” il ‘virus’ che attacca le difese immunitarie di
felicità degli italiani. La crisi economica e una sfiducia di fondo, che nell’arco di un anno hanno fatto schizzare al 51% la percentuale delle persone che si dichiarano “infelici” rispetto al 28% del 2011. Il 38% è “poco felice”, il 13% “per nulla”. Lo rivela il sondaggio condotto attraverso mille interviste da Ipsos Public Affairs, presentato oggi a Urbino nella prima giornata del Festival della Felicità. Da un anno la provincia di Pesaro e Urbino sperimenta insieme all’Istat il Bes, il Benessere equo e sostenibile, che prende in considerazione una serie di indicatori più variegati di quelli che misurano il Pil. E a fine anno, ha annunciato il presidente dell’Istat Enrico Giovannini, Istat e Cnel presenteranno il primo Rapporto annuale sul Bes. Un primo assaggio del clima generale del Paese lo offre l’indagine Ipsos, illustrata dal direttore del Dipartimento politico sociale dell’istituto Luca Comodo. Il 43% degli italiani considera il proprio livello di felicità molto (21%) o abbastanza positivo (22%). In generale, si sentono più felici quando pensano a se stessi nel confronto con il contesto nazionale. Ma nell’arco di 12 mesi la percentuale di felicità personale è diminuita del 5% (dal 61% al 56%), e rispetto al 14% di “depressi” del 2011, la categoria è salita al 38%. Il 46% degli intervistati è convinto che sarebbe più felice se avesse più denaro (un anno fa la percentuale era del 38%), mentre crolla dal 26 al 12% il desiderio di trascorrere più tempo in famiglia come ricetta di felicità. Secondo Comodo, il ragionamento tipo dell’italiano è: ‘cerco di resistere e di mantenere il mio livello di felicità, ma attorno a me vedo dilagare l’infelicità”. La spinta a reagire é soprattutto dei giovani, che si rimboccano le maniche nonostante i dati drammatici sull’occupazione. Per l’Ipsos, questo è un “atteggiamento razionale, l’esplicitazione di un cambio di paradigma. Da un ventennio improntato all’individualismo, alla riuscita, alla crescita a qualsiasi costo, si è passati a una fase in cui prevalgono razionalità, sobrietà, ricerca della verità”. “Gli italiani – sostiene Comodo – hanno capito che devono reagire, ma le maggiori difficoltà le incontrano i 35-44enni”, i più penalizzati dalla crisi. “Tutti i dati che abbiamo – ha detto il presidente dell’Istat Giovannini, citando l’ultimo rapporto annuale presentato al Parlamento – richiedono un cambiamento di orizzonte: nella prossima legislatura, i partiti e le forze sociali dovranno riuscire a progettare un cambiamento nella società, i prossimi mesi saranno cruciali per l’elaborazione di un nuovo modello di sviluppo”. “Il senso di prospettiva non nasce da ‘cosa ho adesso’, ma da ‘cosa posso cambiare’ in questa situazione difficile e in un tempo ragionevole”. E questo – ha concluso Giovannini – “é il compito della politica, che deve dare speranza, delle imprese che devono fare progetti, dei territori che devono trovare vocazioni, per costruire un futuro migliore di quello attuale”.

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